L’ho spiegato diverse altre volte, e giuro che questa è l’ultima volta che mi occuperò direttamente dell’argomento (salvo novità politiche che mi inducessero a riprenderlo in considerazione). Anche perché poi se c’è qualcuno che non ha capito, non credo capirà leggendo questo post. In tal caso, suggerirei a questo lettore di farsi un corso di diritto e teoria politica per arrivarci.
Parto da un assunto fondamentale, ormai incontestabile. L’Italia non è un paese normale o normalizzato. È qualcosa di anomalo, che certamente non può essere assimilato a una repubblica delle banane, seppure, purtroppo, ci andiamo vicino. La nostra cultura millenaria e la nostra civiltà ci salvano. Ma è anche vero che quanto abbiamo costruito in secoli, lo abbiamo distrutto nel giro di qualche decennio.
L’Italia non è prima di tutto un paese normale perché il meccanismo democratico si è inceppato da circa sessant’anni; e negli ultimi vent’anni addirittura è peggiorato. Funziona male; è zoppicante. È un meccanismo dove troppo spesso viene confusa la potestà dei cittadini con quella dei partiti, e la giustizia con il giustizialismo. Già dalla fine della guerra, cercando di esorcizzare il «demone» di un (quanto improbabile) rigurgito fascista, abbiamo scritto una Costituzione monolitica e ingessata che ha impedito al paese politico di evolversi di pari passo con quello reale. E nel contempo ha creato un equilibrio istituzionale troppo rigido, che al primo scossone (Mani Pulite) si è spezzato.
Non possiamo non renderci conto di questo, se solo abbiamo la giusta onestà intellettuale per afferrarlo. Chi scrisse la Costituzione, la scrisse male, ossessionato com’era dal Fascismo: pochi poteri al Governo, subordinato al Parlamento, e un’esagerata autonomia alla Magistratura, che di fatto diventava giudice degli altri (politici e cittadini) e di se stessa (gli stessi magistrati). Gli unici bilanciamenti per evitare pericolosi squilibri erano la nomina politica di alcuni membri del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), tutt’ora operativo, e il «famigerato» art. 68 Cost., che invero – nella stagione di Mani Pulite – venne reso sterile.
Ed è proprio «l’abrogazione» di quest’ultima norma ad aver reso il rapporto politica-giustizia un rapporto incancrenitosi nel tempo, e pericolosamente squilibrato a favore di un potere autocrate e autoreferenziale come quello dei magistrati, i quali – come ho detto – non rispondono a nessuno che a se stessi.
Eppure molti cittadini ancora oggi ritengono che questo potere debba essere tenuto al riparo da qualsiasi riforma in grado di riequilibrarne le funzioni, intravedendo nell’azione giudiziaria, l’azione di un gruppo di supereroi a caccia dei malvagi politici che vogliono corrompere il paese per i loro interessi. Una visione – questa – indubbiamente schematica e poco realistica. Così come è schematico e poco realistico il rovescio della medaglia: la politica come azione di un gruppo di malvagi che vuole tappare la bocca e fermare le mani dei magistrati, desiderosi, per spirito di servizio, di punire le loro corruttele.
Chiaramente così non è. Perché, se è vero che esistono politici corrotti, altrettanto è vero che non tutti i magistrati operano per spirito di servizio o per finalità di pura giustizia. Il mondo «Italia» non è un mondo schematico. E non è un mondo dove dominano solo il nero e il bianco. Altrimenti, se così fosse non ci sarebbe bisogno di alcun meccanismo di equilibrio tra i poteri. E anzi, se la visione della realtà fosse così «fanciullesca» (e manichea), tanto varrebbe abolire la politica, visto che comporta solo corruzione e criminalità a danno dei cittadini, e tanto varrebbe consegnare il potere politico ai giudici e ai pubblici ministeri.
Sappiamo bene che la realtà è molto più complessa. I poteri dello Stato devono indubbiamente essere indipendenti l’uno dall’altro. E anzi, io ritengo che anche l’Esecutivo debba essere indipendente dal Legislativo, così come lo è il potere Giudiziario. Nelle grandi nazioni europee ed extraeuropee, i meccanismi di equilibrio sono precisi, e nessuno si sogna di alterarli. Da noi, incoscientemente, lo si è fatto. Gli sponsor di questa alterazione furono gli stessi sponsor di Mani Pulite, che sognavano – attraverso le manette – di arrivare al potere attraverso un responso elettorale più proforma che di sostanza, per via della cancellazione dell’avversario politico.
Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235
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Tags: art. 68 cost., autorizzazione a procedere, Carta Costituzionale, costituzione, equilibrio poteri, giustizia, immunità, immunità parlamentare, Magistratura Potrebbero interessarti anche: