Di Andrea gli altri vedevano solo uno smalto rosa. Nella loro ottusa cecità, quasi sempre ereditata da genitori ancora più ottusi o da contesti violenti da tifo squadrista da stadio, non vedevano altro. Siamo incapaci di accettare ciò che ha coraggio di sé. Ciò che sfrontatamente, vincendo paure che noi creiamo, ci si pone di fronte per ciò che è.
Andrea aveva 15 anni in un paese, che più di altri paesi ha un atteggiamento violento, discriminatorio, razzista e immorale nei confronti degli omosessuali. L’Italia, mentre altri paesi progrediscono piano piano, sul piano dei diritti civili, precipita verso un abisso sempre più tenebroso.
Andrea non si è suicidato ma è stato ucciso. Questo ha scritto qualcuno su Facebook e questo è ciò che penso.
Andrea è stato ucciso non solo da chi lo derideva e lo feriva, ogni giorno, colpendolo violentemente con oltraggiose volgarità.
Andrea è stato ucciso da ciascuno di noi. Da noi che ci voltiamo dall’altra parte. Da noi che non abbiamo il coraggio di dire che siamo omofobi, ma poi ridacchiamo se vediamo una “checca”. Da noi che non crediamo l’amore fra persone dello stesso sesso puro come l’amore è. Sempre. Senza distinguo. Da noi che non crediamo che un bambino orfano e senza amore possa stare meglio con due genitori dello stesso sesso, desiderosi solo di dargli tutto, di dargli la vita.
Da noi che crediamo sia abbastanza non sputare addosso ai gay per sentirci in pace e moderni e con una mentalità aperta.
Noi tutti abbiamo ucciso Andrea. E per tutto ciò che io, personalmente, non ho fatto, gli chiedo perdono. Solo perdono.
di Angela Vitaliano
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Vi abbraccio
Marco Michele Caserta
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