Andrea Tronzano è il capogruppo di Forza Italia nel Consiglio Comunale di Torino e consigliere della neonata Città Metropolitana.
Con lui si è parlato di come rilanciare la città di Torino, di diminuzione della pressione fiscale, delle palazzine occupate dell’ex MOI, della neonata Città metropolitana e delle prossime elezioni comunali.
Di seguito l’intervista integrale.
Di fronte ai dati ISTAT da poco pubblicati, che registrano un aumento della disoccupazione a quota 13,4%, la città di Torino si aggiudica il record negativo per le richieste di mobilità e cassa integrazione. I dati del Sole 24 Ore la posizionano poi solo nella seconda metà della classifica delle città in cui la qualità della vita è più alta. Che cosa propone Forza Italia per migliorare la gestione della nostra città e quali sono le eventuali responsabilità della giunta Fassino?
La domanda è fondamentale. La responsabilità di questa situazione non è tanto di Fassino, quanto di trent’anni di governi di sinistra (dalla giunta Novelli ai giorni nostri). Sul comune gravano 3,5 miliardi di euro di debiti. Per non parlare del degrado della nostra città e del momento drammatico che la stessa sta vivendo dal punto di vista dell’industria. I dati su Torino sono quindi essenzialmente due: si sta spopolando sia di aziende che di persone e si sta degradando.
Cosa si può fare per invertire questa situazione? I comuni non hanno grandi strumenti per la gestione della politica industriale, ma in collaborazione con la Città Metropolitana e con la Regione Piemonte qualcosa si può fare. I punti fondamentali per Forza Italia sono, però: vendere le partecipate al fine di incrementare la concorrenza tra privati e diminuire cosi le tariffe dei servizi erogati – cosa che Fassino non ha fatto e non farà mai – e abbassare assolutamente le tasse, soprattutto quelle comunali, occulte e meno percettibili: l’acqua, le tariffe sui cimiteri, sulle mense scolastiche e sugli asili nido, i biglietti dei pullman, le tariffe dei parcheggi e le imposte sui dehors…
E’ necessario un ripensamento della politica di gestione dei migranti, anche a fronte dell’attentato al giornale parigino Charlie Hebdo. A Torino le palazzine dell’ex MOI sono occupate da tempo da immigrati clandestini. Cosa può dirci in merito?
A differenza che sull’economia e sull’industria, il comune può fare molto sulla sicurezza pubblica insieme al Prefetto e al Questore. I messaggi ondivaghi, velati, oscuri della sinistra hanno addirittura attratto immigrati irregolari. Bisogna invece mandare messaggi chiari per cambiare la situazione: più attenzione ai reati predatori e contro la persona – la sinistra, al contrario, storicamente si concentra sui reati contro il patrimonio. Ridare dignità al diritto reale della proprietà. Sgomberare il villaggio MOI è un obbligo, perché le palazzine di proprietà pubblica non possono essere occupate impunemente. Investire denaro pubblico per smantellare i campi ROM e rimpatriare coloro che oggi sono illegalmente in Italia.
Questi tre punti, in cinque/sette anni, possono ridare a Torino una spina dorsale.
Aggiungo ancora un dato in merito alla tragedia di Parigi: noi abbiamo rinunciato nel 2004 alle nostre radici giudaico cristiane in Europa. Questo è stato l’errore più drammatico che hanno potuto fare, come sempre, pochi a danno di molti. Come sempre questi pochi sono a sinistra.
Sono ancora molte le questioni da risolvere, tipo competenze e risorse, sull’attività della neonata Città Metropolitana di Torino. Il decreto Delrio è una riforma utile o strumentale?
Una riforma inutile, di logica oligarchica. Renzi ha un’idea di democrazia tutta sua. Rispetto agli sforzi del Governo Berlusconi per delegare il più possibile le competenze legislative dal centro alla periferia, questo governo e questa riforma sono quanto mai accentratori. Le funzioni del nuovo ente non sono ancora delineate; sicuramente la Regione Piemonte vuole affidargli quelle della vecchia Provincia. Nella sostanza il decreto Delrio non cambia nulla: toglie solo democrazia e il gettone ai consiglieri – e questo ci può stare – ma sfido chiunque a governare questa Città Metropolitana con dei sindaci e dei consiglieri comunali, che già si devono occupare dei loro territori. Delrio dice che è una riforma storica, secondo me un fallimento annunciato. Comunque la legge c’è, va eseguita, e Forza Italia deve dare il suo contributo per migliorarla.
Tra un anno i torinesi saranno chiamati ad eleggere il nuovo sindaco. Come il centrodestra intende prepararsi? Correrà unito? E c’è già un nome per il candidato sindaco?
Dobbiamo sicuramente correre uniti per essere competitivi. Un centrodestra dilaniato e diviso da individualismi esasperati non conta nulla. A livello comunale FI, NCD, FDI e LN sono compatti, in attesa dell’imprimatur da Roma che sancisca la rinnovata alleanza. Fassino e il centrosinistra, nonostante la loro radicazione sulla città e la consequenziale enorme rete di potere venutasi a creare, non sono imbattibili. Entro aprile verrà perciò annunciato il candidato sindaco del centrodestra e, passo dopo passo, sono certo potremo giungere a un buon risultato.
La redazione ringrazia il capogruppo Tronzano per l’intervista e per le parole di sostegno e stima espresse nei confronti di Retro Magazine all’inizio della videointervista.
Si ringrazia per la collaborazione e per il video montaggio Jacopo Vassallo.
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