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Aneddoti di viaggio. L’arte del massaggio e la ricerca della spiritualità.

Creato il 08 gennaio 2013 da Missbailing

Pubblicato il 8 gennaio 2013 da Bailing

Nel corso degli anni durante i miei viaggi ho cercato sempre di concedermi del tempo per sperimentare tutti quei trattamenti e rituali che, attraverso una profonda immersione nelle tradizioni e nella cultura locali, giovassero sia al benessere del corpo che a quello dello spirito.

Varanasi, India, 2010
Così ho ceduto più volte alle delizie dell’hammam tradizionale, ho nuotato in antichissime vasche termali e ho riposato nel silenzio di una grotta di sale, ho provato il reiki, la moxa e lo shirodhara e ho fatto yoga e tai chi all’alba, in un padiglione nella foresta balinese.

 

Ho sperimentato anche ogni tipo di massaggio possibile ed immaginabile: dal californiano al javanese lulur, dal massaggio thai a quello balinese, dal pinda sweda al lomi lomi nui, dai massaggi tradizionali africani a quelli con le pietre, dai massaggi con i cristalli a quelli con il bambù.
Fino ai veri e propri massaggi curativi delle medicine tradizionali orientali, come l’ayurveda, l’acupressure o la riflessologia plantare.

E, pur essendo in linea di massima una persona pragmatica, mi sono lasciata affascinare e mi sono avvicinata con grande curiosità a molti piccoli rituali mistici: ho lasciato offerte di fiori e frutta in piccoli templi thailandesi e balinesi; ho partecipato ad una suggestiva cerimonia di purificazione nel centro spirituale di Ananda e alla puja della sera sui ghat di Varanasi; ho assistito con infinita commozione alle danze sufi dei dervisci, ho fatto girare mulinelli e ruote di preghiera tibetani e ho appeso nel vento le mie loungta; e, come ogni occidentale ingenuo, ho avuto il mio spiacevolissimo incontro-scontro con i bramini indiani, per poi riconciliarmi a distanza di qualche mese con la religione indù nel tempio di Siva di Ganga Talao, nell’Ile Maurice.

Varanasi, astrology, steve mccurry
Purtroppo durante i miei viaggi, subendo lo scotto di cocenti delusioni, ho imparato anche che certe esperienze (con tutta la buona volontà) non si possono programmare in anticipo, perchè se non è destino viverle c’è poco da fare.
Quattro anni fa mi sono trascinata appresso per tutto il mio viaggio attraverso il Nord dell’India un tappetino da yoga convinta che all’alba, probabilmente sulle rive del Gange, mi sarebbe tornato utile per fare il mio tanto agognato incontro con la meditazione.
Non potevo certo immaginare che, non appena avessi anche solo provato ad avvicinarmi ai sacri ghat sul fiume, sarei stata immediatamete presa d’assalto da venditori ambulanti, mendicanti e sedicenti bramini e che quello di meditare sarebbe diventato il mio ultimo pensiero, sfinita dal caldo ed esasperata e frustrata dagli eventi!

varanasi, children, steve mccurry
Così l’ultimo giorno in India, mortalmente delusa, ho abbandonato il bistrattato tappetino nella mia stanza d’albergo, salvo poi ritrovarmelo insieme agli altri bagagli in aeroporto: il solerte personale del Devi Garh Fort, probabilmente pensando ad una mia dimenticanza, aveva provveduto a recuperarlo per me.
L’ho considerato un segno del destino e mi sono data un’altra possibilità.
Tre anni dopo la mia estate indiana, quasi per caso e senza nessuna aspettativa, ho fatto la mia prima esperienza di meditazione nel modo meno esotico possibile: con un Maestro tedesco, in Umbria.
Ed è stato perfetto così.

 


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