L’Alca impenne ritratta nel 1655 da Ole Worm – Olaus Wormius.ttp://www.sciencephoto.com/media/118419/enlarge
L’Alca impenne ritratta da John Gerrard Keulemans
Foto di un esemplare di Alca impenne presente al Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow. Fonte: geograph.org.uk, autore: Mike Pennington
l Grande Auk, della famiglia degli Alcidi, un uccello marino del Nord Atlantico, partecipa all’elenco dei poveri pennuti incapaci di volare, e quindi di evitare l’uomo… L’altro nome di questo pinguino unico, classificato come la sola specie del genere Pinguinus, è alca impenne (classificato da Linneo nel 1758 come Pinguinus impennis), unico in quanto di dimensioni eccezionali (alto circa dai 75 agli 85 cm, con un peso che si aggirava sui 5 chili). Nell’evoluzione del Grande Auk le ali si sono ridotte rendendolo inabile al volo, fornendogli però dei propulsori per il nuoto subacqueo, cosa che rendeva questo esemplare capace di cacciare e nutrirsi di pesce. Deponeva un solo uovo ogni anno, di conseguenza la conservazione della sua specie ha avuto nella sua scarsa prolificità un punto molto debole. Il Grande Auk, o Alca impenne, era molto diffuso lungo le coste dell’Oceano Atlantico settentrionale, dalla Norvegia sino a Terranova e pare che nel corso delle ere glaciali fosse presente anche sulle coste del Mar Mediterraneo occidentale.
Anticamente gli abitanti della Scandinavia chiamavano questo uccello geirfugl, ossia “uccello-lancia”, dalla forma del suo becco che ricordava il ferro di una lancia. In lingua basca il nome del Grande Auk era arponaz, che significava “becco a forma di lancia”, e i francesi acquisirono questo nome chiamandolo apponatz. Gli Inuit, uno dei due gruppi nei quali sono divisi gli Esquimesi, usavano il termine isarukitsck, cioè “uccello dalle piccole ali”. Il Grande Auk, o Alca impenne, sarebbe alla base di una teoria che collega l’etimologia della parola pinguino al nome gallese dell’uccello, pengwyn, una combinazione delle parole gallesi pen (testa) e gwyn (bianco), con riferimento alle due macchie bianche ai lati del capo completamente nero dell’uccello. Per estensione, lo stesso nome sarebbe stato usato dagli esploratori per indicare gli uccelli apparentemente simili, i pinguini, scoperti nell’emisfero meridionale. L’altra teoria, invece, suggerita dal naturalista inglese John Latham nel 1785, farebbe derivare la parola pinguino dal latino pinguis, da cui il nostro pingue, in relazione all’aspetto florido di questo uccello.
A partire almeno dall’VIII secolo il Grande Auk fu vittima di una caccia dissennata per scopi alimentari e per il suo piumaggio, causandone l’estinzione, persino la stessa richiesta di esemplari da parte dei musei naturalistici nei secoli XVIII e XIX avrebbe contribuito alla sua definitiva scomparsa. Dell’ultima covata abbiamo una registrazione fatta nel 1812 a Orkneys, in Gran Bretagna. Sempre in Gran Bretagna fu avvistato nel 1821, poi l’ultima coppia al mondo è stata uccisa sull’isola di Eldey al largo dell’Islanda il 3 luglio 1844. Pare che un altro esemplare in vita sia stato avvistato nel 1852 al largo dei Banchi di Terranova, in Canada.
© Marco Vignolo Gargini