Ha perfettamente ragione Ferrara quando afferma che le toghe non dovrebbero fare politica. Dovrebbero evitare i pulpiti politici, perché uno dei fondamentali presupposti che garantiscono la democrazia è la netta separazione tra politica (che fanno i politici) e giustizia (che fanno i giudici). Se la politica non può somministrare la giustizia; altrettanto, la giustizia non può fare politica. Si tratta di equilibrio.
Eppure in Italia assistiamo a uno strano fenomeno: i politici non possono amministrare la giustizia (e per fortuna), mentre i giudici e i PM possono allegramente fare politica. Anzi, addirittura – tramite il loro sindacato – decidono anche chi è legittimato a farla e chi non. Chi in altre parole può fare il legislatore e chi invece dovrebbe starsene a casa a giocare a briscola o tressette.
Questo è quello che io ho capito dalle parole di Cascini, segretario dell’ANM, intervenuto a un convegno del SEL (di Vendola) sulla giustizia. Secondo il segretario dell’ANM, infatti, l’attuale Governo «non ha la legittimità culturale e morale per fare una riforma costituzionale» della giustizia.
Capito? Il Governo non ha la legittimità morale e culturale. E io mi domando: che significa avere la legittimità morale, secondo l’ANM. Soprattutto chi è che conferisce questa legittimità? E che significa avere la legittimità culturale e chi dovrebbe conferirla?
Un discorso quello di Cascini che pecca sotto diversi punti di vista per essere il discorso di un uomo di cultura giuridica. In primo luogo non esiste nessuna legittimità culturale o morale che possa essere attribuita o meno a un Governo. Esiste solo la legittimità politica, quella che viene conferita secondo Costituzione da una democratica elezione. È sufficiente questa legittimità per autorizzare… meglio legittimare un Governo a proporre tutti i disegni di legge e le riforme che ritiene utili per il bene del Paese. Il resto è retorica che può al massimo giovare alla propaganda, ma che non intacca minimamente la realtà costituzionale: il Governo attuale è legittimatissimo a proporre le riforme che ritiene giuste, compresa quella della Giustizia. Che piaccia o meno.
Ciò detto, mi pare che altri tipi di legittimazione siano fortemente fuori dal confine costituzionale e giuridico, affondando le proprie radici in altri contesti che non dovrebbero trovare cittadinanza nella nostra società. Chi è chiamato a governare deve fare il proprio lavoro, e se lo fa secondo i crismi della legge (e della carta fondamentale), è più che autorizzato a operare perseguendo i propri fini politici. Una riforma costituzionale poi ha i suoi precisi meccanismi parlamentari che coinvolgono nei casi estremi direttamente i cittadini attraverso i referendum costituzionali. Vi è perciò una rafforzata garanzia che quanto viene proposto è deciso corrisponda poi alla reale volontà del popolo italiano e non al mero capriccio del politico di turno.
Il che mi porta a concludere che qualsiasi altra argomentazione non può e deve avere alcun valore o pregio in un dibattito che voglia affrontare il nodo delle riforme istituzionali depurato da qualsiasi tossina ideologica o corporativa. Epperò, se proprio dobbiamo parlare di legittimità, e di legittimità culturale, non sfugge la consapevolezza che la destra, sotto questo profilo, sia pienamente legittimata a presentare la riforma della giustizia, perché la cultura di destra richiama in sé il concetto di legalità e ordine molto più di quanto lo richiami la cultura di sinistra, che spesso ha fatto della disobbedienza civile e del disordine un punto di diritto e di chiara strategia politica. E per quanto riguarda la legittimità morale, questa non appartiene a nessuno e appartiene a tutti: perché immorali sono le condotte dei singoli uomini e non i valori promossi dagli ideali politici. Perciò, chi è senza peccato, scagli la prima pietra…
Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235
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Tags: Anm, Associazione Nazionale Magistrati, cascini, destra sinistra, legittimazione riforma giustizia, riforma giustizia Potrebbero interessarti anche:
La legge 180/78 è stata una legge che ha danneggiato e che danneggia i malati mentali dal punto di vista assitenziale, la chiusura degli OP ha avuto conseguenze disastrose sull’assitenza di persone deboli ed indifese. Gli effetti della 180 sono particolarmente evidebnti nelle Aule di Giustizia, ma non ho mai sentito nessun Magistrato prendere posizione!
Non vedo quindi come si possa invocare la moralità da parte di una categoria che fa sicuramente un lavoro difficile e delicato ma che non ha mai mostrato forse a ragione, se non contro il Centro destra (e qui la ragione non c’è in quanto il centrosinistra è sicuramente peggiore), sensibilità politica.