Esattamente a un anno di distanza dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica “Porta fidei”(ottobre 2011) e con una celebrazione in piazza San Pietro dal “sapore” ecumenico, Benedetto XVI apre, quest’oggi, l’Anno della Fede, la cui durata temporale si estenderà fino al mese di ottobre del prossimo anno.
Un impegno richiesto alla sequela di Cristo Gesù per i credenti, che siglerà momenti “ forti” di preghiera e di riflessione personali e comunitari per la durata di un intero anno.
E il Papa lo chiede nello spirito di quella che è stata un’autentica rivoluzione copernicana per la Chiesa di Roma, mi riferisco ai contenuti del Concilio Vaticano II (1962),che non sarebbe male andare a rileggersi oggi, ma anche nell’ottica dello “spirito” di Assisi.
Momenti entrambi che hanno significato, e significano ancora molto, in un mondo come quello odierno tiepido al riguardo della fede, in cui i conflitti a carattere religioso in giro per il pianeta non mancano e le responsabilità dell’assenza di pace, ricadono sull’uso strumentale che i popoli fanno delle loro rispettive religioni.
Inoltre è importantissimo per ogni credente rafforzare, personalmente e comunitariamente, la propria fede anche perché l’annuncio ai lontani della Parola (missio ad gentes) continui ad essere, appunto, quel “dono” speciale, la cui bellezza e ricchezza di frutti non cesserà mai di essere.
E il logo, a ricordo dell’evento, esemplifica molto bene tutto ciò.
Esso riproduce,infatti, la “barca” della Chiesa, in navigazione sui flutti della storia.
L’albero maestro è una croce che issa le vele ,che realizzano il trigramma di Cristo (IHS) ossia Gesù Salvatore degli uomini.
Resta a noi, poi, la scelta di salire o meno su quella barca e intraprendere la navigazione.
Nessuno forza nessuno.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)