L’ultima puntata de L’Isola dei famosi, purtroppo, è l’ennesima prova di come stiamo vivendo in Italia da quasi vent’anni. In un filmato registrato e mandato in onda durante la trasmissione, Mariano Apicella ha commentato una considerazione fatta nei suoi riguardi da uno dei concorrenti de L’Isola, Cristiano Malgioglio (la considerazione che Apicella è uno “senz’arte né parte”), con la testuale frase in napoletano: “Tu ssì ricchione, io no”. Wladimir Luxuria, inviata sul luogo dove si svolge il programma, ha preso ovviamente le difese di Malgioglio; Nicola Savino, in studio, ha plaudito Luxuria e fatto intendere, tiepidamente, che non potevano essere ammesse frasi offensive circa l’orientamento sessuale delle persone (Savino, sbagliando, ha usato il termine “sessualità”). Malgioglio, informato dell’offesa, si è risentito e ha annunciato di abbandonare la trasmissione.
In questa Italia, che da qualche anno sguazza nella volgarità, nel disprezzo e nell’ignoranza, viene permesso ad un individuo, Apicella, di insultare qualcuno tirando fuori la più bieca e grossolana omofobia. Non c’è da sorprendersi, infatti il patron di Apicella, Berlusconi, ha anch’esso espresso più volte con disinvoltura questa visione che credevamo tramontata in un paese che vorremmo ancora considerare parte dell’Unione Europea. Il problema è che l’era berlusconiana ha fatto fare un balzo indietro all’Italia di più di vent’anni: sono riemersi atteggiamenti maschilisti, misogini, il banale e antiquato gallismo, il dileggio nei confronti degli omosessuali, offrendo così un megafono a tutti coloro che covavano questi sentimenti ma temevano di confessarli. Berlusconi non ha soltanto sdoganato i post-fascisti, ha dato la stura anche agli atteggiamenti che le italiane e gli italiani avevano superato e piegato con fatica e lotte politiche. Malgioglio ha detto una cosa sacrosanta affermando di non esser stato protetto dagli autori de L’Isola dei famosi, ma in fondo ha fatto osservare che oggi in tv, e non solo, viene normalmente concessa l’opportunità di offendere e disprezzare l’orientamento sessuale mandando in onda frasi come quella di Apicella. L’Italia è fanalino di coda in Europa grazie a questa “licenza”, siamo un paese preda di esaltati sessuofobi e omofobi che tentano di difendere posizioni di retroguardia, il tutto con il beneplacito di una larga fetta della classe politica nostrana e, diciamolo, dei vertici della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
La verità è che dietro la frase “Tu ssì ricchione, io no” non c’è soltanto Mariano Apicella ma tutta un cultura putrida e disumana che si sente ancora forte e crede di poter imporre la propria ragione.
© Marco Vignolo Gargini