sono di nuovo in giro come una trottola impazzita – o quasi.
non c’è giorno che non debba andare a un controllo medico. se nel resto delle città d’Italia si va a targhe alterne, qui noi andiamo dottori alterni. oggi ad esempio una mezza mattinata trascorsa per cercare l’ambulatorio dove ricevere una nuova carta, nella parte marinara della città. ed è stato una bela caccia al tesoro! indicazioni stradali zero. traffico intenso. vigili urbani latitanti. in compenso solerti netturbini dell’Asia. perchè insomma da quando il lungomare di Napoli è stato liberato ovvero chiuso al traffico, sono stati cambiati tutti i sensi di marcia, si fanno giri immensi e no si trova un buco per parcheggiare. salvo poi trovarlo alla fine e veder spuntare dal nulla come un nano da giardino il parcheggiatore abusivo. anzi abusivissimo. al quale dopo devi sganciare. e comunque aggiungiamo all’odissea partenopea anche l’aver sbagliato strada almeno un paio di volte perchè il cellulare di tuo marito squilla proprio alla fine della galleria quando bisogna svoltare a destra e invece noi proseguiamo dritto. perchè non si poteva rifiutare una cordiale telefonata da parte di un amico che voleva sincerarsi della sua salute. e mentre io tentavo di dargli la giusta indicazione ci siamo ritrovati un momento dopo a piazza Bovio…e va bene.
ma questo è niente al confronto con quello che ci attendeva all’ambulatorio. una fila impressionante di persone agli sportelli del piano terra. che scavalchiamo dirigendoci fiduciosi verso l’ascensore. che però risultava guasta. irrimediabilmente guasta. allora dico a mio marito di andare avanti da solo io l’avrei atteso a malincuore in saletta d’aspetto. ma la nostra salvezza è concretizzata da un impiegato che mi fa salire al piano tramite un montacarichi. e dopo l’avventura del montacarichi, una buona oretta ad attendere il dottore che non c’era come aveva promesso ma era invece presente la sostituta.
e vabbè. alla fine visita effettuata. foglio firmato. il primo di una lunga lista, suppongo.
mentre guardavo il profilo color ruggine di Palazzo Reale e gli alberi delle barche ondeggiare tumultuosamente, mi sono ricordata dei miei primi accertamenti. di quel senso sgradevole di solitudine che mi assaliva in quelle sale d’attesa, dove i medici ti facevano sentire colpevole di aver una patologia. non ho voluto lasciarlo in quei momenti, perchè so cosa vuol dire. non ho voluto che ascoltasse da solo parole dette in medichese, fatte apposta cioè per confondere il paziente.
cose che accadevano a me personalmente anni luce fa.
oggi invece abbiamo trovato una giovane dottoressa che ha risposto a molti dei nostri dubbi. competente e tranquilla. piccola, dal volto così minuto che spariva quasi dietro la montatura degli occhiali. uno spiraglio di luce in questa strada in salita, in questo percorso medico parecchio nuovo per noi.
poi al ritorno, a casa, era già l’ora dell’uscita di Chicco dalla scuola! il tempo di una tazzina di caffè e di nuovo con cappello e cappotto addosso, per raggiungere scuola e tornare a casa insieme.
ora però a nanna! credo di essermi meritata un sano e confortevole riposo tra le braccia di Morfeo…