Appunti di viaggio
Posted on 27 gennaio 2012 by Alessandra Appunti di viaggioSono tornata.
Dopo un periodo di silenzio, rieccomi qui.
Ho avuto qualche piccolo problema tecnico causato da malefico spam che mi ha mandato in tilt il dominio, ma alla fine l’assistenza del servizio di Hosting ha risolto tutto.
Quando sono tornata on line, però confesso di essere sparita per motivi un po’ meno tecnici ma molto più piacevoli: sono andata in vacanza! Mi sono concessa una intera settimana di mare e sole in una fantastica isola nell’oceano Indiano: ne avevo un disperato bisogno!
Staccare la spina è importante anche per schiarirsi le idee.
Durante la permanenza nell’isola, ho partecipato anche a qualche escursione, per conoscere le bellezze locali. In questi casi venivamo accompagnati da una guida del posto: un giovane ragazzo sempre sorridente. In una di queste gite, siccome viaggio era un po’ lungo, abbiamo iniziato a “impicciarci” dei fatti loro, bombardandolo di domande. Come funziona la vita lì. Quanto guadagnate. Quanto costa questo o quello. Andate a scuola. Fino a che età. Quando vi sposate. I matrimoni sono combinati (questo me lo avevano chiesto anche a me una volta, dei ragazzi americani!). Ecc…
Come immaginavo l’interrogatorio è finito sul punto dolente. Infatti la nazione che ci ospitava è di religione musulmana e pertanto le donne e gli uomini rispettano le tradizioni islamiche. Questa cosa ha fatto esplodere la protesta di una delle mie compagne di viaggio che sottolineava la contraddizione e l’ingiustizia di questa cultura.
Non era la prima volta che mi trovavo di fronte a una simile reazione. Anche in altri viaggi mi è successa la stessa cosa. Ma dopo un anno intero trascorso a gestire questo blog e, quindi, con una maggiore attenzione verso la condizione femminile e maschile, specialmente nel nostro Paese, onestamente non mi sento così in diritto di criticare o giudicare le tradizioni culturali di altri Paesi, anche quelli islamici, apparentemente così lontani dalla nostra mentalità.
Non mi sembra di vivere in una nazione che pensa alle donne come parte integrante del tessuto sociale. Mi sembra che eventi, come la manifestazione del 13 Febbraio 2011, nate dallo sdegno per lo svilimento che, persino le alte cariche politiche, stavano offrendo all’immagine femminile, siano un chiaro segno del nostro decadimento culturale e, sebbene non ci sia imposto un abbigliamento che ci “nasconde”, non siamo comunque in una posizione che ci permette di giudicare gli altri.
Io sono sempre del parere che, se qualcosa accade è perché viene accettato da una folta maggioranza, altrimenti il cambiamento è inevitabile.
E sono ancora più convinta che, se per le donne esiste una cerca condizione è perché ancora il livello di consapevolezza e di autostima della maggioranza di noi non è arrivato al break even point.
Da noi la maternità e la famiglia sono ancora un problema per i datori di lavoro e non si riesce a capire che esistono i modi e i vantaggi di organizzare la vita dei lavoratori e delle lavoratrici in maniera da conciliare meglio questi due aspetti con l’attività professionale.
Sono tornata da questa vacanza con la convinzione sempre più forte che il progresso di cui siamo tanto fieri e l’apparente “libertà” che pensiamo di avere siano delle conquiste da rivedere alla luce di quelle che sono le nostre reali necessità e non quelle che il consumismo ci impone di avere.
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