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Voglia di rete

Creato il 02 settembre 2012 da Controcornice
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Voglia di rete

Posted on 2 settembre 2012 by Voglia di rete

Voglia di reteAlle porte del secondo Femminist Blog Camp, che si terrà l’ultimo fine settimana di settembre a Livorno,   mi sembra doveroso e personalmente utile fare il punto della situazione femminile, nel nostro paese e in generale nel mondo e di cosa serve, ad oggi, per dare nuova forza all’emergente bisogno di protagonismo e di spazio sia alle donne ma anche agli uomini di nuova mentalità.

La prima cosa che mi viene da pensare è che siamo tante ma al tempo stesso siamo poche.

Il milione di persone in tutte le maggiori piazze d’Italia il 13 febbraio 2011 non è stata una cifra considerevole per dar vita a qualcosa di duraturo. E’ stato però un segnale.

Come ce ne sono stati tanti altri nel mondo. Vedi la rivolta delle donne arabe, le Femen ucraine, le Pussy Riot, le donne in piazza Tahrir .

Sta però diventando sempre più evidente che un valido contributo al blocco di questa evoluzione al femminile è dovuto alla arretratezza dei media che continuano a lavorare sull’onda di stereotipi triti e ritriti, che però influenzano l’opinione comune, che ne subisce il bombardamento.

Riportare le notizie con il messaggio già incorporato come spesso succede per i femminicidi, contribuisce alla normale assunzione di responsabilità da parte degli uomini nel processo relazionale. Non ci si affranca dall’idea che la donna e la prole non è proprietà dell’uomo anzi. Ad avvalorare questa tesi ci si mettono anche i movimenti antiabortisti che, con motivazioni senza senso, senza nessuna proposta alternativa che dia prova di capire il dramma che di solito accompagna una scelta  così difficile, descrive le donne che ricorrono alla IVG come delle egoiste squilibrate e irrispettose della morale.

Quello che sta succedendo è che i consultori e i centri anti violenza iniziano a chiudere per mancanza di fondi, lasciando sole donne e famiglie! Meno male che siamo un Paese che si basa sulla famiglia!

Persino una competizione sportiva, come sono le Olimpiadi, è diventata motivo di confronto e di denigrazione per le donne. Vedasi i commenti poco “sportivi” di alcuni giornali sull’aspetto di alcune atlete o della morbosa ricerca di pose e atteggiamenti da “porno-atleta”, tanto per ricordare quale è il fine ultimo dalla presenza delle donne in ogni aspetto della vita pubblica, sport compreso!

Chi mette in discussione certi schemi, sente forte la spinta verso il basso, messa in atto in maniera sottile e trasparente dai mezzi di informazione, dall’immobilità politica, che realizza tante iniziative di facciata ma poi non lascia spazio ai cambiamenti sostanziali. Persino la propria incolumità viene  utilizzata come spauracchio: le violenze sulle donne alle volte hanno il sapore di avvertimenti come se, senza protezione maschile, è pericoloso muoversi. Ma poi, se ci pensiamo, sono proprio gli uomini i carnefici e i protettori. Non è una contraddizione?

E poi ci siamo noi, che con il nostro lavoro in rete, ci arrabbiamo, discutiamo e commentiamo tutto quello che succede, cercando di mettere in evidenza le contraddizioni ed il lavaggio del cervello a cui cercano di sottoporci. Cercando di smembrare il luoghi comuni che ci propinano di continuo i giornali, la politica e i neo-moralisti. Ma questo lavoro non porta a niente se non è accompagnato anche da azione:  infatti, è chiaro che bisogna creare un’alternativa a tutto questo, oppure se c’è già, bisogna renderla più popolare, esportarla dalla rete e farla conoscere alla maggioranza, la quale non accede a internet se non per andare su Facebook, non legge i nostri blog e non ha altro modo di informarsi se non la televisione.  Questa è la vera sfida che dobbiamo raccogliere e, soprattutto vincere!

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