Uno studio recente suggerisce che ogni componente genetica si sia inserita in Europa attraverso migrazioni separate avvenute negli ultimi 5000 anni. Il Dna di un antico scheletro fossile di unuomo dalla pelle e dagli occhi scuri vissuto almeno 36.000 anni fa lungo il medio corso del Don, in Russia, presenta un panorama diverso. Questo giovane aveva il Dna di tutte e tre le popolazioni prima elencate e, secondo il biologo evoluzionista Eske Willerslev, del Museo di Storia Naturale di Danimarca presso l'Università di Copenaghen, che ha condotto le indagini, sarebbe il primo caso finora accertato di "puro europeo". La ricerca del Professor Willersley contraddice la teoria delle migrazioni in tempi diversi e avvalora l'ipotesi che gli attuali europei siano i discendenti di un'antica popolazione "imparentata" con i cacciatori-raccoglitori, che si era già diffusa in tutta Europa ed in gran parte dell'Asia centrale e occidentale già 36.000 anni fa. I primi esseri umani "moderni" si trasferirono in Europatra i 45.000 e i 42.000 anni fa. Forse vennero in contatto con i Neanderthal, che popolarono il Vecchio Continente per almeno 400.000 anni. A partire da 10.000 anni fa, poi, una popolazione di agricoltori provenienti dal Medio Oriente cominciò a diffondersi in tutta Europa. Ai genomi - sequenziati - di una dozzina di antichi membri della specieHomo Sapiens, diffusisi in Europa e in Asia con molta rapidità, gli scienziati hanno aggiunto una terza specie "fantasma", una stirpe di nomadi provenienti dall'Europa del nordest, dalle steppe dell'Asia occidentale, che arrivò in Europa tra i 5000 e i 4000 anni fa.
Il Professor Willerslev ed i suoi collaboratori hanno estratto il Dna dall'ulna di uno scheletro appartenente ad un giovane, scoperto nel 1954 nei pressi di Kostenki, uno degli oltre venti siti archeologici della regione che si trova nel sudovest della Russia e che fu un importante crocevia tra l'Europa Orientale e l'Asia Occidentale, famosa per il rinvenimento delle famose statuine steatopigie chiamate "Veneri". Usando la datazione al radiocarbonio, i ricercatori hanno datato le ossa del giovane uomo a 38.000-36.000 anni fa, il che rende il reperto il secondo uomo moderno più antico del mondo il cui genoma sia stato sequenziato.
Dalla sequenza del genoma, Willerslev ha dedotto che l'uomo aveva la pelle e gli occhi scuri. Non solo: aveva anche circa l'1% in più di Dna neanderthaliano di quanto non abbiano gli attuali Europei ed Asiatici. Questo risultato conferma un'altra teoria, quella che l'uomo moderno si è mescolato ai neanderthaliani ben prima di quanto si pensasse e che questa mescolanza sia avvenuta in Medio Oriente.
L'uomo di Kostenki mostra anche una stretta correlazione con i cacciatori-raccoglitori europei e con i primi agricoltori, a dimostrazione che i suoi antenati si mescolarono con i membri della stessa popolazione mediorientale che, in seguito, dedicatasi all'agricoltura, giunse in Europa. L'uomo di Kostenki, inoltre, ha in sé anche tracce genetiche che rimandano a popolazioni dell'Asia occidentale, alle quali appartiene un ragazzo trovato a Mal'ta, nella Siberia centrale, vissuto 24.000 anni fa.
Secondo Willerslev i dati suggeriscono uno scenario ben preciso: dopo che gli esseri umani moderni sono emigrati dall'Africa circa 60.000 anni fa, si sono mescolati ai Neanderthal ed incrociati tra loro forse in Medio Oriente. Un ramo di questa popolazione è emigrato verso la Melanesia e l'Australia, un altro ramo - talvolta definiti "eurasiatici basali" - si sono diretti verso nord e verso ovest, verso l'Europa e l'Asia centrale. Sicuramente, secondo il Professor Willerslev, queste popolazioni si sono incontrate e mescolate tra di loro su un'area che si estendeva, al tempo, tra il Medio Oriente e l'Eurasia. Queste complesse interconnessioni genetiche hanno dato origine all'uomo di Kostenki, i cui geni recano tracce di ben tre ceppi genetici diversi. In un momento successivo, queste popolazioni furono di nuovo spinte verso l'Europa, dove arrivarono ad ondate.
Fonte: Le Nebbie del Tempo