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Argo

Creato il 07 gennaio 2014 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1

Argo
Non so quanta verità possa nascondersi dietro la frase citata nel film: "anche una scimmia, dopo due giorni, impara a fare il regista". Così a pelle mi viene da dubitare parecchio, ma diciamo che alla sua terza prova da regista, uno come Ben Affleck, ha imparato e potrebbe insegnare a chi lo fa da anni.
Su questo non vi è dubbio. Dopo aver visto Gone baby gone ho iniziato a rivalutare questo attore, da poco regista, ed è inevitabile riconoscergli un talento che supera di gran lunga tutto ciò che ci aveva abituati a lui e alle sue performance. Un attoruncolo, ecco. Eppure oggi vedendo Argo mi rendevo conto di quanto grande fosse la prova che stava superando Affleck. Doppio ruolo di regista e attore, non solo. Ideatore e guida di un piano di fuga responsabile di sei vite umane. Uno scenario difficile come quello dell'Iran. Una ricostruzione storica di fatti realmente accaduti e un'idea, geniale. Il tutto basta a fare un grande film?
La risposta è sì. Ma è chiaro che bisogna saperlo fare un gran film. Sono convinta che Ben Affleck abbia superato la sua prova, al di là dei riconoscimenti internazionali. Parlando della maniera di fare regia, e della capacità di aver già (con soli tre film) definito una propria riconoscibilità. Argo risulta un film equilibrato sotto ogni punto di vista. Perfetto come dramma, come film politico/bellico, come ricostruzione documentaristica. Eppure non manca la giusta dose di suspense, che fa del film uno dei pregi più significativi. Argo ci riporta negli anni '70, dunque costumi e storia non molto lontani, ma differenti dai nostri. Non è come assistere ai fatti della criminalità nostrana, sempre di quegli anni; si pensi anche a quanto abbiamo visto al cinema con Romanzo Criminale (giusto per dirne uno e tra i più recenti). Ben Affleck ci porta a Teheran dopo la Rivoluzione Iraniana. Una realtà difficile. Cose che pur sforzandoci, nemmeno comprenderemmo.
Argo
Quello che trascina di più lo spettatore è la fuga per la libertà dei sei diplomatici, scappati dall'Ambasciata. Seguire la loro angoscia soprattutto a partire dal loro incontro con Tony Mendez/Ben Affleck. E dal punto di vista registico sorprende la capacità di mettersi da parte nonostante un ruolo decisivo. Non oscurando mai nemmeno per un istante tutti gli altri personaggi del film. Risultando affidabile e modesto nel trattare i suoi compagni di lavoro, i suoi attori. Nulla lasciato al caso, un ruolo da regista che si duplica per forza e modestia allo stesso tempo. Intelligente, originale e di qualità al dettaglio.
A volte mettersi dietro la macchina da presa è sacrilego. Nel tuo caso, caro Ben, è stato illuminante per te e per tutti noi. Continua così e...*argovaffanculo

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