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Arianna 2010

Da Manuela
Arianna un tempo era stata una principessa felice. Spensierata, aveva infranto molti cuori e la sua risata cristallina e frizzante aveva riempito le stanze del palazzo e i giardini attorno.
Icaro, figlio di Dedalo, si era perdutamente innamorato della principessa, ma lei non gli rivolgeva alcun pensiero. Icaro era per lei un fidato soldato, un sicuro confidente, un leale scudiero. Mai e poi mai avrebbe pensato che in una notte di luna con le cicale che frinivano e le lucciole intorno si sarebbero baciati. Ma era successo. Icaro si stata allontanando con il cuore e lei aveva bisogno di lui. Un’inquietudine sommessa l’aveva afferrata quando lui le aveva rivelato il suo interesse per una ragazza del popolo. Lei era una principessa! Lo voleva, lo pretendeva. Icaro era suo! E lo aveva reclamato nel modo più antico: lo aveva avvinto a sé con un bacio. E si era legata a lui. Soddisfatta, poi, si era voltata e diretta altrove.
“Stai attenta Pasifae non tentare gli dei, la loro vendetta è più potente di mille sortilegi”.
Ma la regina non era riuscita a resistere. E dopo nove mesi la regina Pasifae aveva messo alla luce un bimbo: Asterio. Il bimbo minava gli equilibri della casa reale e Arianna non poteva sopportarlo. Non voleva più vederlo. Per Arianna quel bimbo era deforme, aveva corpo umano e testa bovina. Un Minotauro, il toro di Minosse.
A Cnosso, sull’isola di Creta, le mattinata al palazzo reale erano tutte simili e su tutte incombeva la silente presenza del figlio nascosto. In cuor suo la giovane principessa Arianna sperava nell’arrivo di un principe che la liberisse dal Minotauro e che la portasse con sé.
Così scrutò il mare, prego gli dei, supplicò il fato e una nave, una nave comparse all’orizzonte. Un principe era in arrivo: il giovane Teseo. Arianna fece di tutto perché il giovane Teseo si innamorasse di lei. E così avvenne. Teseo salvò Arianna dal Minotauro.
Arianna atterrita aveva scoperto che un altro Minotauro era nato. Questa volta si era infiltrato sotto le sue unghie, sotto la sua pelle, nei suoi intestini. E fuggire era l’unica cosa che sarebbe riuscita a fare. Ma di nuovo aveva bisogno di un principe. E anche questa volta Teseo si offerse per accompagnarla. Ma Arianna oscuramente sapeva che questa volta non avrebbe potuto abbandonare il Minotauro, solo ammansendolo tutti sarebbero stati al sicuro. Così partire non sarebbe servito a nulla, il Minotauro era dentro di lei.
Arianna era già fuggita una volta con Teseo, ma doveva fuggire di nuovo. Anche l’altra volta fuggiva da un Minotauro, ma il principe, con cui era fuggita l’altra volta, non era più in grado di salvarla.
Arianna aveva già preparato il filo per il nuovo principe che la salverà. Scrutava il mare, la nave era in arrivo, magari il suo salvatore era già in viaggio…
La nave con le sue vele nere è arrivata nel porto. Questa volta Arianna era al porto di Nasso. Aveva lanciato il filo fin dentro la nave. Ed era comparso Icaro che le aveva sorriso. Icaro! Lui dunque la salverà?
Icaro aveva afferrato il filo e l’aveva tranquillizzata “non temere ora scendo e ti salvo”. E lei si era sentita felice. Aveva dimenticato Icaro dopo la nascita del primo Minotauro e adesso, con il secondo, l’aveva ritrovato. Dalla nave con le vele nere era finalmente sceso Icaro diventato uomo, un uomo robusto, sorridente, deciso. Si erano guardati e lei aveva sperato che lui l’avrebbe liberata dal quel secondo Minotauro…
Teseo l’aveva portata lontano, credendo di averla salvata per sempre dal Minotauro. Ma il Minotauro si presentò ancora, in nuove forme e questa volta la partenza non era servita. Per sconfiggere quest’altro Minotauro ci sarebbero volute attenzioni infinite, e parole silenziose e carezze. Ma Teseo non sapeva, non vedeva, credeva di aver fatto tutto quello che era possibile. Così portò Arianna sull’isola di Nasso e, credendo di aver fatto tutto quello che c’era da fare, tornò alle sue battaglie, alle sue lotte, alla sua vita. E così facendo abbandonò Arianna. Afrodite vide e maledisse Teseo. L’amore non è possesso. Arrivò dunque Icaro ma anche lui non portò via la dolce Arianna. Si fissò le ali alle spalle e volò via, volo via da Arianna. Arianna restò sola. Dionisio vide Arianna e gli piacque ciò che vedeva. Le asciugò le lacrime e la fece ridere. E le prese tra le sua mani robuste i viso tramante, i polsi dolenti. Le offrì riparo sul suo torace e lei sorrise. Dionisio la amò come un dio potrebbe amare un mortale.
Arianna ha baciato Dionisio e ha creduto che finalmente la sua irrequietezza si sarebbe dissolta. Ma s’ingannava. Nessuno avrebbe potuto salvarla; né Icaro, volato con le sue ali di cera oltre il mare, né Teseo tornato alle sue occupazioni, né Dionisio già voltatosi a guardare altre donne. Arianna dovrà usare da sola il gomitolo e sbrogliarsela per riconquistare la sua libertà. Il Minotauro era un pretesto, un alibi. Con il fratello in fondo al cuore Arianna una cosa ha capito: nessuno potrà salvarla, nessun principe venuto da lontano, nessun amico vicino, nessun dio. Dovrà rimboccarsi le maniche e costruirsi una barca di fortuna per lasciare Nasso e cominciare finalmente ad essere Arianna. Solo la sua carne e il suo sangue non la tradiranno.

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