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Arriva la legge sugli stadi ma è allarme speculazione

Creato il 27 agosto 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Arriva la legge sugli stadi ma è allarme speculazione

La tanto agognata e invocata “disposizione per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi” vedrà la luce verso la fine del mese prossimo. La legge sugli stadi permetterà alle società di avere agevolazioni e una burocrazia alleggerita per la costruzione delle nuove arene. Secondo gli alti papaveri, lo stadio di proprietà costituisce un elemento imprescindibile per il rilancio del nostro calcio che nel giro di un paio di anni potrebbe trovarsi addirittura al sesto posto del ranking europeo, dietro a Inghilterra, Spagna, Germania, Francia e Portogallo

Il provvedimento, però, fa storcere il naso a molti: il dubbio è che al centro non ci sia davvero lo stadio e lo sport, ma la speculazione edilizia. Il primo punto criticato è formale: la legge è stata approvata dalla Commissione Cultura e Sport e non da quella, forse più adatta, Territorio e Lavori Pubblici, senza passare per il vaglio della Camera. L’iter è stato sveltito con la giustificazione di “sostenere la candidatura dell’Italia a manifestazioni di rilievo europeo o internazionale”, peccato che i Mondiali siano già assegnati fino al 2022, gli Europei fino al 2016 e Monti ha escluso il Bel Paese dalla corsa alle Olimpiadi 2020. Tutta questa necessità non c’era.

Dalla mancanza di discussione e di tempo è nata una legge ampiamente rivedibile. Il perno è la costruzione di impianti multifunzionali intorno allo stadio che dovrebbe permettere agli impianti sportivi di integrarsi nel tessuto cittadino e di funzionare tutti i giorni della settimana. Nel testo, però, non è indicato alcun limite di cubatura o di proporzionalità e nemmeno la tipologia di edifici di contorno che potrebbero essere commerciali, direzionali ma anche residenziali. 

Si potrebbe assistere così alla costruzione agevolata di piccoli stadi da 4 mila posti (il limite minimo), attorniato da mega centri commerciali e condomini. E c’era pure il rischio che la legge non vincolasse nemmeno la vicinanza allo stadio: fortunatamente è stata corretta da un emendamento PD e IDV.

Pierluigi Paolillo, professore ordinario di Architettura ed Urbanistica del Politecnico di Milano, applaude il provvedimento:

Siamo di fronte ad una legge scossone che presenta alcuni passaggi forti ma ha sicuramente degli aspetti positivi; una burocrazia eccessiva porta spesso a risultati antitetici da quelli desiderati. E poi non c’è nulla di rivoluzionario: l’urbanistica contrattata fra le parti è prassi corrente da anni, ora viene solo certificata. La commistione funzionale rende viva la città e questo vale anche per lo stadio: il passato ci insegna che non ha senso continuare a costruire cattedrali nel deserto.

Di parere diametralmente opposto Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente:

Non ci sono motivi per adottare questa procedura straordinaria, che rivela come dietro alla legge ci siano gli interessi di lobby molto potenti. È una manna dal cielo per i costruttori e una sciagura per i cittadini. Dobbiamo prepararci alla più selvaggia speculazione edilizia degli ultimi 20 anni: per stravolgere il profilo urbanistico delle città di mezza Italia basterà un piccolo impianto da 7 mila posti (il limite è stato poi abbassato ndr).

Sorprendentemente, storce il naso anche Mario Macalli, un insider del mondo del calcio visto che è il presidente della Lega Pro:

Voglio far credere che questa legge faccia bene al calcio italiano. Ma se per fare uno stadio vendono su dieci e più palazzi vuol dire che non è lo stadio il centro del progetto. Degli incentivi possono anche essere previsti, ma devono avere un limite. Altrimenti questa non è più una legge per gli stadi ma per i condomini.

Sul chi va là anche i Sindaci che potrebbero presto trovarsi al centro delle pressioni di palazzinari, presidenti e tifosi e poco sostenuti dalla legge. Questo il commento prudente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani:

Avremmo voluto qualche vincolo in più a cui poterci aggrappare per tutelare le nostre città, ma faremo i conti con la legge che ci arriva dal Parlamento. Almeno si chiude una partita che va avanti da troppo tempo.

La legge ora sarà valutata dalla Commissione Cultura del Senato, il termine per gli emendamenti è il 5 settembre. Poi si passerà all’approvazione del Parlamento, ma non sono previste sorprese: dovrebbe essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale entro fine settembre.

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano


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