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Arrivederci amore ciao - l'antibuonismo di massimo carlotto
Creato il 09 febbraio 2012 da Luca Filippi“Arrivederci amore, ciao” è la colonna sonora, una sorta di malinconico leitmotiv, che si snoda lungo le sequenze di questa opera cinematografica, datata 2006, per la regia di Michele Soavi. La storia è tratta dall'omonimo romanzo di Massimo Carlotto.Il protagonista, Giorgio Pellegrini (interpretato da Alessio Boni), è un ex terrorista in latitanza in Sud America. Sin dalle prime scene Giorgio dà prova della sua spietatezza e fredda con un colpo di pistola il proprio compagno di lotta politica e prigionia, Luca, per poter ottenere un passaporto e fare ritorno in Europa. Approda in Francia, a Parigi, dove si mette in contatto con i membri della propria organizzazione. Vuole fare ritorno in patria per potersi riabilitare e condurre un’esistenza normale. Ottiene che il processo venga riaperto. Il delitto commesso da Giorgio viene confessato da un affiliato dell'Organizzazione già condannato all'ergastolo. Per il protagonista solo una condanna a due anni di reclusione. Poi, la libertà.
Ma i guai iniziano appena Giorgio esce di galera. Dopo un primo tentativo di vivere onestamente, Giorgio viene irretito da un ex compagno di cella e finisce in un giro malavitoso di droga e prostituzione. Complice di questa sua discesa negli inferi è un poliziotto corrotto, il commissario Anedda (Michele Placido), conosciuto durante la permanenza in carcere.
Dopo aver sparso parecchio sangue e aver consumato una torbida passione con Flora (Isabella Ferrari), Giorgio decide di impiantarsi nel Nordest dove apre un ristorante e gode della protezione di un politico locale.
Qui conosce Roberta, innocente e ingenua ragazza di provincia. I due arrivano alla soglia del matrimonio. Ma il passato di Giorgio si riaffaccia, suscitando i sospetti di Roberta. La giovane comincia a fare troppe domande. A sue spese scoprirà l’altra faccia dell’uomo di cui si è innamorata.
Di Michele Soavi, molti molti anni fa avevo visto il fumettoso film “Dellamorte Dellamore”. Mi era piaciuto. E mi è piaciuto anche “Arrivederci amore, ciao”. Bella la fotografia, bellissima l’atmosfera cupa e tensiva che percorre tutta la vicenda. Molto credibile Alessio Boni, con la faccia d’angelo cattivo, gli zigomi duri e la parlata bergamasca, che riesce bene a esprimere l’ambiguità del personaggio. Bravo, ma questo ce lo aspettavamo, anche Michele Placido che sa calarsi con sorprendente naturalezza in personaggi caratterizzati da una viscidità ripugnante (qui, ma anche ne La Sconosciuta di Tornatore). Molto adatta anche la Isabella Ferrari, bambola di gomma che pare senza identità e capacità volitiva ma che alla fine, inaspettatamente, riesce a manifestare un improvviso impeto di dignità. Del tutto inadeguata e dissonante la scelta dell’attrice Alina Nedelea, che dovrebbe dare il volto alla innocente Roberta, ma che esprime l’ingenuità attraverso un immoto sorriso plastico.
In ogni caso il film di Soavi rappresenta una bella prova del cinema italiano, la suggestiva trasposizione di una storia nera dove, una volta tanto, allo spettatore viene risparmiato uno stucchevole quanto irrealistico happy ending.
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