In questa puntata di Art News in onda su Rai 3, un servizio da Lugano sull’arte e la fotografia giapponese, un reportage sulla mostra a Firenze “8½ per celebrare cento anni di Trussardi” e l’intervista a Marco Magnifico, vicepresidente FAI.
Ospite in studio il compositore, cantautore, Santino Spinelli – in arte Alexian – è un Rom italiano, appartenente alla comunità romanès che utilizza la musica per non farci dimenticare la persecuzione razzista subita dal suo popolo. durante la seconda guerra mondiale. Una comunità eterogenea, dalle mille sfumature e dalle mille espressioni, ricca di cultura e tradizioni, dove la musica, il canto e la danza diventano elementi artistici che permettono di rappresentare i sentimenti più profondi dell’essere umano, stabilendo chiavi di comunicazioni che superano il campo della razionalità. In ogni canto, danza, gesto o interpretazione si possono rintracciare un’infinità di esperienze passate, di sentimenti di ogni tipo e messaggi che sgorgano dalla parte più profonda dell’essere umano.
A Lugano, l’arte e la fotografia giapponese, la tecnologia che incontra la perfezione tra mito e realtà, la cultura di Araki uno dei fotografi più conosciuti al mondo in mostra al Museo Cantonale d’arte con “Love and Death”.L’arte giapponese ha da sempre esercitato un grande fascino sulla civiltà occidentale. Perché ci appare lontana, esotica, ma nello stesso tempo vicina per il suo modo di sentire più intimo. La fotografia di Nobuyoshi Araki, è uno degli esempi più alti dell’arte nipponica. Gli scatti dell’artista, con tutto il suo mondo, fatto di dettagli, di sensualità e di ossessione per l’immagine, che riempie ogni momento della sua vita, hanno capacità di unire cultura giapponese e istanze contemporanee in una serie di fotografie biografiche (Sentimental Journey e Winter Journey) che parlano del suo divorzio con la moglie, di paesaggi urbani (Cityscapes), di cieli, fiori, cibo e nudi femminili (conturbanti e poetici) che più di tutti caratterizzano il lavoro di Araki.
Prima grande mostra collettiva organizzata dalla Fondazione Trussardi, 8½ riunisce negli spazi monumentali della Stazione Leopolda a Firenze, le opere di tredici artisti internazionali, per festeggiare i cento anni della Maison Trussardi, nata a Bergamo come manifattura di guanti di lusso e storicamente legata a Milano. Da quindici, la Fondazione Trussardi porta proprio a Milano il mondo dell’arte internazionale. Parchi cittadini, palazzi antichi o cantieri dimessi sono stati il palcoscenico delle provocazioni di Maurizio Cattelan, delle performance di Tino Seagal, delle invenzioni di Paola Pivi. La Fondazione non colleziona opere ma aiuta nella produzione gli artisti, i quali sono stati invitati ciascuno a presentare un progetto in e per un luogo, che la Fondazione di volta in volta ha contribuito ad attivare, non solo producendo le opere, ma talvolta occupandosi di interventi di manutenzione sugli spazi.
Nobili ideali presenti anche in un’altra organizzazione italiana che opera con l’intento di salvaguardare il nostro patrimonio artistico, attraverso campagne di civilizzazione e recupero di opere uniche nel mondo. Il FAI – (Fondo Ambiente Italiano) è una fondazione nazionale senza scopo di lucro che si propone di contribuire alla tutela, alla conservazione e la valorizzazione del patrimonio d’arte, naturale e paesaggistico italiano. La missione è rivolta a promuovere una cultura di rispetto della natura, dell’arte, della storia e delle tradizioni d’Italia, una tutela concreta del nostro straordinario patrimonio artistico e naturale che si è tradotta negli anni nella salvaguardia, nel recupero, nel restauro di importanti beni storici e paesaggistici.
Un pungolo e un esempio di “sostituzione” all’operato delle istituzioni politiche da tempo disattente e insensibili verso la cultura, ritenuta un inutile orpello. Un patto tra chi protegge e chi investe, dove tutela del patrimonio italiano e rilancio economico seguono la stessa logica: progettare assieme, in grande, nel segno della qualità e della bellezza italianaConcetti espressi con convinzione, dalle parole di Marco Magnifico, vicepresidente della Fai, che accalorandosi afferma che è sbagliato seguire emblemi moderni quali i Lele Mora, suggerendone altri, ad esempio, i Roberto Benigni…
Un modo senz’altro utile di intervenire sulle risorse artistiche italiane e un modo giusto per dimostrare che noi, sappiamo ancora fare cose belle.