Arte Fiera Bologna - Jesús Rafael Soto
ARTE FIERA BOLOGNA 2012, di Paolo De Bona - Puntuale come l’influenza di stagione arriva, a fine gennaio, l’Arte Fiera di Bologna. La manifestazione fieristica di settore in assoluto più importante, e soprattutto più antica d’Italia. Anch’essa, come tutto il Paese, risente del clima di recessione: solo tre saloni a fronte di quattro, cinque e anche sei dei periodi migliori. Corridoi più larghi, e cinquanta / sessanta gallerie in meno. D’altronde non tutti possono sostenere gli ingenti costi di partecipazione, a fronte di nessun aiuto pubblico per un evento che ha, sì, finalità commerciali, ma porta pur sempre avanti un discorso culturale: arte e cultura italiana proposta ad un pubblico europeo. Molte sono, infatti, le partecipazioni straniere. >
L’arte storica viene relegata nell’ultimo padiglione, in fondo rispetto all’ingresso principale, mentre si privilegia la contemporaneità/attualità nei due saloni d’ingresso. Se questo voleva essere un aiuto per il mercato dell’arte, l’intento è decisamente fallito. Assistiamo infatti al solito florilegio del “famolo strano” quasi che l’unico intento dell’arte sia stupire, al limite del sorriso, per attirare il nutrito (meno male!) ed avido pubblico, avido di immagini non certo desideroso di mettere mano al portafoglio. È deprimente vedere strutture ed “opere” che richiamano, se non copiano – spudoratamente – sperimentazioni di 60 – 50 – 40 anni fa. Ci si basa certamente sull’ignoranza che la maggior parte dei
Arte fiera - l'installazione ARMADA di Jacob Hashimoto
visitatori ha della storia dell’arte che, come è noto, la scuola italiana ferma agli anni precedenti la seconda guerra mondiale. Passeggiando tra gli stand della modernità estrema si potrebbe evincere che la pittura sia morta, scomparsa o solo dimenticata. Niente di più falso, inoltre la proposizione di lavori atti a stupire ne impedisce di fatto la fruibilità, ovvero l’acquisto, anche in considerazione dei prezzi richiesti su opere che non hanno né storia né certificazione se non le parole di chi le promuove. Sono lavori infatti che mai potrebbero essere ospitati nelle normali abitazioni del pianeta, non considerando la notevole dimensione dell’investimento correlato. E siccome l’eccezione conferma la regola, meritano una citazione particolare le opere di Jacob Hashimoto proposte dallo Studio La Città (click: LINK) che presenta un’installazione che, da sola, merita sia il biglietto che un viaggio nella città petroniana.
Arte Fiera - Dadamaino
Arte Fiera - Roberto Crippa
Diverso è il discorso sull’unico, quasi negletto, padiglione degli artisti storici dove troviamo le corazzate Tornabuoni e Tega che propongono straordinari lavori di Fontana, Capogrossi, Arnaldo Pomodoro. Quasi tutte le gallerie presenti, in verità presentano buone od eccellenti selezioni dell’arte italiana del dopoguerra. Allo Studio Gariboldi si possono ammirare uno straordinario Dadamaino accanto a un notevole Jesus Soto, un altro Dadamaino raro e pregevole si può vedere allo Studio Guastalla. Spiccano poi i monumentali (2 m x 2 m) sugheri di Crippa. Concludo citando le monografiche che Dep Art dedica a Scanavino e, soprattutto, la stupenda personale di Marcello Morandini ospitata da Arte Silva.
Vale comunque sempre la pena di fare un salto a Bologna anche perché è l’unica fiera che dedica spazio all’editoria, imperdibile lo stand di Colophon, uno dei più raffinati editori d’arte europeo, e soprattutto ai libri d’arte, monografie, cataloghi di mostre, edizioni rare proposte dalla Libreria Pickwick, storicamente specializzata nel settore.
Paolo De Bona