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Artrite e forchetta: due facce, una sola medaglia

Da Nicla

Official TopDolori alla schiena, principi di artrite ma anche lombo-sciatalgie e dolori articolari. I problemi osteo-articolari e muscolari sono tanti e sono vari. E non sono mai stati così drammaticamente comuni.

Circa il 30-40% dei disturbi lamentati dai pazienti ai propri medici condotti in Italia riguarda dolori più o meno acuti alla schiena, al collo e alle spalle. E salgono a 5,5 milioni gli italiani che ogni anno soffrono di patologie osteo-articolari e muscolari di tipo cronico evolutivo come artriti, periatriti, artrosi e infiammazioni del nervo sciatico e nervo mediano.

Insomma, siamo un popolo di sofferenti.
Ma perché?

Ezio Rittà, osteopata rinomato in Italia, formatosi in università statunitensi con un postgraduate presso la John Wernham College of Classical Osteopathy di Maidstone (UK) e uno studio specifico di omeopatia quale allievo di Alain Taubert presso l’Institut Français des Sciences de l’Homme di Nizza (Francia), non ha dubbi a riguardo. Ad incidere oggi su questi numeri non sono gli incidenti occasionali o i traumi improvvisi che, dice, “accadono, certo, ma non con questa regolarità. Ciò che realmente conta sul numero di pazienti che ricorre alla medicina per patologie osteo-articolori sono, purtroppo, le conseguenze di un’alimentazione sregolata e di una conduzione scorretta della nostra vita”.

rittà

Membro, dal 2004 al 2007, del gruppo di studio del prof Paolo Lissoni, oncologo e massimo esperto PNEI, presso l’Ospedale Universitario San Gerardo di Monza, Unità operativa di Radioterapia ed Oncologia, Rittà oggi lavora come libero professionista e collabora con diversi poliambulatori in Piemonte occupandosi, inoltre, di formazione nell’ambito dell’osteopatia. È autore di due libri, Il trattamento osteopatico in geriatria e La condizione anemica in omeopatia (Ed. Lampi di Stampa), quest’ultimo frutto delle ricerche e degli studi condotti con il Prof. Lissoni.

I tanti casi analizzati e l’esperienza maturata in anni di lavoro lo porta ad affermare con assoluta convinzione che “una dieta povera se non addirittura priva di proteine animali è, unitamente ad un allenamento equilibrato e quotidiano, la prevenzione e in alcuni casi anche la cura migliore per le nostre articolazioni e in generale per la  salute muscolo-scheletrica”.

In che modo ciò che mangiamo può influenzare un’ artrosi o una infiammazione alle cartillagini?
“Gli osteopati valutano le condizioni di un sistema muscolo-scheletrico cercando le aree di debolezza, squilibrio o eccessiva tensione. In tanti anni di lavoro e di specializzazione posso affermare con assoluta certezza che per quanto utile l’osteopatia non è sufficiente a riportare in equilibrio un corpo se ad essa non si aggiunge un’adeguata alimentazione e un corretto stile di vita. L’abuso di alcool, un’alimentazione eccessiva, troppo spesso orientata verso grassi animali, latte e soprattutto zucchero bianco agiscono nel nostro organismo con un meccanismo “pro-infiammatorio”, contribuendo non solo ad innescare ma anche a peggiorare le problematiche osteo-arcolari e muscolari. Oltre alle carni (soprattutto rosse) e alle uova, ricche di acido arachidonico precursore delle prostaglandine infiammatoria, il maggior responsabile di moltissime malattie infiammatorie, croniche e acute, è senza dubbio il latte unitamente a tutti i suoi derivati. L’acidificazione dell’organismo e dei suoi liquidi che segue all’abuso di tutti questi alimenti si è dimostrato lesivo nel tempo non solo al buon funzionamento renale ma anche alla corretta funzionalità articolare. Un accumulo di materiali calcarei e cristallini di acido urico presente soprattuto nelle carni ed una acidificazione progressiva dei tessuti delle cartillagini derivante dal consumo eccessivo di latticini  e di zuccheri può ingenerare una condizione di infiammazione e deterioramento della loro costituzione. Una situazione patologica che purtroppo milioni di italiani soffrono e lamentano”.

Sportivi inclusi?
“Soprattutto gli sportivi! L’allenamento intensivo cui i professionisti dello sport, a diversi livelli, sottopongono le loro articolazioni e il loro sistema muscolo-scheletrico necessita di una particolare attenzione e riflessione. Oltre alla prestazione fisica del momento, infatti, devono fare i conti con il dopo: cosa faranno quando per età o per numero di infortuni dovranno smettere la loro attività? E’ dato abbastanza assodato che uno sportivo vegano o comunque uno sportivo che segua una dieta a base strettamente vegetale presenti a fine carriera una situazione osseo-articolare migliore e maggiormente in salute. E questo è dimostrato anche dal fatto che molti nomi importanti nello sport iniziano a seguire diete di questo tipo”.

Quale tipologia di esercizio fisico consiglia in vista di una prevenzione quotidiana a questi problemi?
“Una giusta quantità di movimento, il più possibile equilibrato e mai traumatico, è il secondo tassello fondamentale dopo l’alimentazione in vista di una corretta prevenzione della nostra salute osseo-articolare. Personalmente io consiglio il nuoto, che per antonomasia è il movimento più completo e meno traumatico. Ma anche il Tai Chi o il Pa Tuan Chin, la ginnastica medica cinese che sta lentamente prendendo piede anche in Italia, sono il giusto connubio tra esercizio fisico e movimento dolce indispensabile alla prevenzione delle nostre articolazioni. Se tuttavia di prevenzione dobbiamo parlare, non dimentichiamo di curare il pensiero: mangiare bene e muoversi con regolarità sono importanti. Cibarsi ogni giorno di un pensiero positivo e il più possibile sereno è fondamentale, se non addirittura indispensabile. Come dicevo prima, la malattia ha sempre due componenti: una fisica e una emotiva. Quest’ultima è la più importante e la più potente, sia in fase di malattia che in fase di regressione e di guarigione”.

Crede che con questi pochi seppur significativi cambiamenti si possa davvero fermare lo sviluppo o la progressione di una malattia cui siamo, magari, geneticamente predisposti?
“L’importanza della genetica è indubbia. Ciò che realmente conta e che va detto a gran voce è che la genetica non solo esiste ma che la stessa può addirittura essere cambiata e modificata. E’ questo il messaggio più affascinante e più importante che emerge dalle ultime ricerche condotte ad esempio dal dr. Lipton. Purtroppo in Italia queste cose sono ancora ad uno stato embrionale. Ma  il fatto che il nostro Paese sia anni luce indietro rispetto a queste ricerche di confine che sostengono e insistono, addirittura, nel sostenere che i geni possono essere modificati dalla forza del nostro pensiero non ci giustifica dal non prendere in considerazione le evidenze riportate e le ulteriori possibilità di ricerca avviate. Non dimentichiamoci che ciò che siamo e sappiamo oggi lo dobbiamo sempre a studi e a persone che hanno osato spingersi al di là del limite. Certo, al momento il tutto viene ancora relegato alla sfera personale: crederci o non crederci. Provare o meno. Occorre tempo, consapevolezza e responsabilità collettiva: tutti termini e buoni intenti che comunque non eludono l’efficacia di buon metodo preventivo e, in molti casi, curativo. A questo proposito vorrei citare le parole di Arthur Schopenhauer secondo le quali “Ogni verità attraversa tre stadi: prima viene ridicolizzata, poi violentemente contrastata, quindi accettata come evidente’”


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