ROMA – Non andranno in onda su una rete nazionale, ma diciamo che il sistema è quello. Bambini all’asilo nido come al “Grande Fratello”, in cui telecamere di videosorveglianza accese 24 ore su 24 permettono ai genitori di controllare i figlioletti quando sono affidati alle maestre.
Accade ormai da alcuni anni in molti asili nido, che dopo gli ultimi casi di violenza nelle scuole materne, decidono di installare telecamere di videosorveglianza per fare in modo che i genitori possano “controllare” i figli… e maestre.
Insomma, i bimbi non si accorgono di nulla: giocano, bisticciano, si impiastricciano con i colori, mangiano come se nulla fosse. Ma sotto lo sguardo vigile dei genitori, anche se questi sono a chilometri di distanza.
Si legge su “la Repubblica”: “Si moltiplicano le telecamere negli asili da Palermo a Bolzano, dove l’altra settimana ne sono state installate cinque, da Milano a Nola, da Ivrea a Taranto a decine offrono registrazioni video o collegamenti in rete ai genitori in cerca di rassicurazioni. Perché le storie finite sui giornali di piccoli abusati e maltratti alle materne, da Pistoia a Pavia, da Torino a Messina, hanno incrinato la fiducia.”
E i genitori dei pargoli si dividono. Se, infatti, da una parte c’è la linea di mamme “a favore” delle telecamere, impaurite delle numerose vicende di violenza da parte delle maestre ai bimbi dell’asilo, dall’altra parte vi è uno schieramento di genitori contro il “Grande Fratello” degli asili, secondo cui le telecamere sarebbero una violazione della privacy e soprattutto andrebbero contro il rispetto dei diritti dei lavoratori il cui controllo a distanza è vietato per legge.
Massimo Mari, Cgil, che ricorda che per mettere le telecamere ci vuole il consenso di genitori, sindacati e ufficio del lavoro, dichiara a Repubblica: “Le mele marce ci sono ovunque ma con le riprese non si risolve il problema e si tocca il diritto alla privacy di minori e adulti, si invade l’attività pedagogica e lede la libertà dei lavoratori”.
E se Enrica, mamma di un bimbo che va all’asilo di Palermo con tanto di telecamere, sostiene che “Guardarlo al computer mentre lavoro placa un po’ il senso di colpa, mi dà l’impressione di poterlo seguire sempre e capire di lui, mentre gioca senza sapere che lo vedo, nuove cose”, Davide Guarneri presidente dell’Associazione italiana genitori sostiene che ”il video seda l’ansia dei grandi ma non stimola l’autonomia dei bambini che devono crescere staccandosi da mamma e papà”.
Insomma, la questione è controversa, intanto però gli asili con telecamere sono sempre più numerosi.
Magazine Curiosità
ROMA – Non andranno in onda su una rete nazionale, ma diciamo che il sistema è quello. Bambini all’asilo nido come al “Grande Fratello”, in cui telecamere di videosorveglianza accese 24 ore su 24 permettono ai genitori di controllare i figlioletti quando sono affidati alle maestre.
Accade ormai da alcuni anni in molti asili nido, che dopo gli ultimi casi di violenza nelle scuole materne, decidono di installare telecamere di videosorveglianza per fare in modo che i genitori possano “controllare” i figli… e maestre.
Insomma, i bimbi non si accorgono di nulla: giocano, bisticciano, si impiastricciano con i colori, mangiano come se nulla fosse. Ma sotto lo sguardo vigile dei genitori, anche se questi sono a chilometri di distanza.
Si legge su “la Repubblica”: “Si moltiplicano le telecamere negli asili da Palermo a Bolzano, dove l’altra settimana ne sono state installate cinque, da Milano a Nola, da Ivrea a Taranto a decine offrono registrazioni video o collegamenti in rete ai genitori in cerca di rassicurazioni. Perché le storie finite sui giornali di piccoli abusati e maltratti alle materne, da Pistoia a Pavia, da Torino a Messina, hanno incrinato la fiducia.”
E i genitori dei pargoli si dividono. Se, infatti, da una parte c’è la linea di mamme “a favore” delle telecamere, impaurite delle numerose vicende di violenza da parte delle maestre ai bimbi dell’asilo, dall’altra parte vi è uno schieramento di genitori contro il “Grande Fratello” degli asili, secondo cui le telecamere sarebbero una violazione della privacy e soprattutto andrebbero contro il rispetto dei diritti dei lavoratori il cui controllo a distanza è vietato per legge.
Massimo Mari, Cgil, che ricorda che per mettere le telecamere ci vuole il consenso di genitori, sindacati e ufficio del lavoro, dichiara a Repubblica: “Le mele marce ci sono ovunque ma con le riprese non si risolve il problema e si tocca il diritto alla privacy di minori e adulti, si invade l’attività pedagogica e lede la libertà dei lavoratori”.
E se Enrica, mamma di un bimbo che va all’asilo di Palermo con tanto di telecamere, sostiene che “Guardarlo al computer mentre lavoro placa un po’ il senso di colpa, mi dà l’impressione di poterlo seguire sempre e capire di lui, mentre gioca senza sapere che lo vedo, nuove cose”, Davide Guarneri presidente dell’Associazione italiana genitori sostiene che ”il video seda l’ansia dei grandi ma non stimola l’autonomia dei bambini che devono crescere staccandosi da mamma e papà”.
Insomma, la questione è controversa, intanto però gli asili con telecamere sono sempre più numerosi.
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