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Grande eccitazione oggi sui giornali che più convintamente appoggiano l'operato del governo dei professori, grazie all'esito delle aste dei titoli di stato odierne, che hanno visto il rendimento di bot e ctz quasi dimezzarsi.
Da lì è stato facile darsi all'ottimismo, prefigurando un'inversione di tendenza sui mercati del credito che però è, almeno per ora, solo una pia illusione.
Lo spread tra i titoli decennali tedeschi e italiani continua infatti ad essere altissimo, in questo momento segna 494 punti, pur in calo dai 520 segnato in mattinata, e i tassi d'interesse da pagare su questi ancora vicini alla soglia del 7%.
In realtà i mercati hanno semplicemente calcolato che la manovra finanziaria approvata dal Parlamento nei giorni scorsi fornirà allo Stato Italiano per pagare gli interessi sul debito per almeno 6 mesi, mentre per le scadenze più lontane permane un discreto pessimismo.
Un pessimismo che solo una convincente "fase 2", ovvero una seconda parte di manovra finanziaria in grado di dare propellente alla ripresa economica e cominciare a ricostituire la ricchezza perduta in questi anni di stagnazione economica.
Che il governo dei "tecnici" presieduto da Mario Monti sia in grado di operare in questo senso è tutto da dimostrare e, per la verità, tutti i segnali che stanno arrivando in queste ore da Palazzo Chigi fanno invece intendere che anche la Fase 2 si rivelerà in buona parte una manovra soprattutto composta da nuove tasse o inasprimento di quelle esistente.
Questo fanno ritenere il possibile aumento delle tariffe autostradali e la riforma del catasto che, sebbene annunciata dal governo come a "costo zero", sta suscitando notevoli preoccupazioni.
Preoccupazioni che non sono il cruccio solo dei cittadini contribuenti, che stanno riducendo sensibilmente i propri consumi in vista di tempi duri, come dimostrano ampiamente il calo di acquisti di questi giorni di feste, ma anche di esperti, economisti e professori, che non possono non criticare i colleghi al governo, davanti a una manovra economica così pesantemente recessiva, buona a raccogliere soldi per far camminare la macchina ancora per qualche mese, ma che non può ripararne il motore in alcun modo.
Uno dei più pessimisti sembra essere, in sorprendente contrasto con la linea del quotidiano di cui è editore, l'ingegner Carlo De Benedetti, che dalle colonne del Sole24ore ha espresso tutti i suoi dubbi sulla politica economica del nuovo governo e tutte le sue paure per un futuro che immagina carico di conseguenze drammatiche.
Una visione, quella dell'imprenditore Italo-Svizzero, sicuramente influenzata dalle esperienze difficili della propria famiglia, ma che non può però essere liquidata solo per quelle, come pure bisogna chiarire che non è solo la paura dell'inflazione che ferma i tedeschi dal permettere alla Bce di stampare moneta, in modo analogo a quanto ha fatto e probabilmente farà ancora la Fed americana, ma anche perché dall'Euro forte, o non debolissimo la Germania ha solo da guadagnare, come ha guadagnato in questi 10 anni in cui la moneta unica ha avuto corso.
Di sicuro però il ricco ingegnere ha compreso che l'impoverimento progressivo e sempre più veloce di una grande parte dei cittadini e i degradarsi del livello di convivenza civile ormai in atto da tempo possono provocare dinamiche sociali anche violente, delle quali le manifestazioni di questi mesi possono essere considerate solo i primi sintomi.
Non che ci siano nuovi Hitler all'orizzonte, perché la storia non si ripete mai perfettamente uguale, ma il pericolo di esiti sanguinosi è tutt'altro che improbabile, anche se gli altri appartenenti al ceto sociale di De Benedetti non sembrano avvedersene.
Per questo c'è da star sicuri che l'invito dell'Ingegnere a non procedere ancora con politiche economiche così recessive non sarà accolto e che non solo si continuerà su questa strada, ma ritorneranno ancora sulla scena coloro che questa situazione hanno contribuito ha realizzare.
Basti solo leggere l'intervista che a la Repubblica (e chi sennò) ha rilasciato Romano Prodi, l'uomo dell'Euro ma anche delle finte liberalizzazioni e presidente della commissione europea dal 1999 al 2004 (nonché noto spiritista). Ben lontano dal fare almeno un minimo di autocritica il professore (anche lui) Romano Prodi preferisce scaricare il fallimento della politica comunitaria sugli altri, preparandosi a rientrare in gioco per l'occupazione delle poltrone, specialmente di quella più prestigiosa, a dimostrare ancora di più come sono sempre le stesse persone che il disastro lo hanno pervicacemente perseguito a voler ancora indicare la direzione da seguire, con i risultati che sono facilmente immaginabili.
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