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I regimi dittatoriali più rigidi hanno subito capito il pericolo e hanno cercato di bloccare il contagio, con la forza di tutte le dittature, come in Iran o a Cuba, oppure, per chi ce l'ha, con il potere della leva economica, come la Cina. I risultati sono stati tragicamente deludenti. Basti pensare ai blogger cubani dissidenti come Generacion Y, che ancor di più, per questo sono sotto i riflettori del mondo o come il fiume di informazioni che arrivavano da Teheran tramite Twitter nella macelleria postelettorale. In Cina con operazioni complesse e accerchianti si mettono filtri fantasiosi, si coerciscono i grandi motori di ricerca ad aderire obtorto collo, pena l'esclusione dalla torta, alle direttive del regime, si bannano i blog che sfiorano l'argomento Cina anche di striscio ed è tutto inutile, chi vuole legge facilmente quel che gli pare, i blocchi si scavalcanocon banalità che tutti conoscono e ci si può connettere col mondo e con chi ti pare con una semplicità impressionante.
Un amico italiano che vive laggiù, non ha nessuna difficoltà a farlo come tutti. Il potere si affanna disperatamente e con stizza ad impedire e l'acqua gli scivola tra le dita irridendolo, nessuno riesce a trattenerla, con la forza di una valanga travolge ogni divieto e ogni limite. Il povero Mao si rivoltrebbe nella tomba se sapesse, non gli rimarrebbe che vietare l'uso dei computer e riportare il paese nel medioevo. Ma questa forza terrorizza anche i regimi cosiddetti democratici. Continuamente e con le scuse più fantasiose, tipo la sicurezza per i minori (questa poi è da scoppiare dal ridere), si cercano di insinuare leggi bavaglio che mettano paletti e che possano porre limiti alla libertà di espressione, mascherandola magari con la scusa della difesa delle proprietà intellettuali, senza capire che lo scambio di file è inarrestabile e che la distribuzione delle opere, dalla musica, ai film, ai libri, è irrimediabilmente cambiata e chi si ostina a difendere un fortino assediato, senza sfruttare le nuove possibilità, perderà tutto invece di partecipare alle nuove occasioni di business. Così nell'ultimo caso eclatante, il gigante della democrazia, i paladini della libertà di parola e di espressione hanno avuto una reazione talmente scomposta e incredibile davanti alle punture di Assange da fare riflettere. Un comportamento degno di Nazarbayev o dei suoi sostenitori o dei personaggi che lo invidiano e vorrebbero trovarsi al suo posto, con le sue possibilità. Una reazione con una irosità feroce e impotente quanto quella di un Lukascenko di fronte ad un risultato elettorale inferiore al 99% dei consensi, come sarebbe nei sogni di altri, più immaginifici aspiranti dittatori.
Lo vogliono morto a tutti i costi, tentano di fargli terra bruciata attorno con la spocchia di chi getta la maschera e ti dice che lui è tanto buono, ma se gli fate girare gli zebedei , ti cancella dalla faccia della terra, ti irrora di Napalm quando gli pare. Basta guardare la faccia sdegnosa della Clinton per capire. Eppure le terribili novità che sono uscite, sono di una banalità incredibile, cose che tutti pensano e sanno e di cui nessuno si sarà certo stupito. Ma è bastata la sensazione di impotenza di fronte all'impossibilità di bloccare qualcosa che si voleva comunque fermare a prescindere dai contenuti. E' questo il problema, che puoi essere forte e potente quanto ti pare, ma questa cosa non riesci a controllarla. Da qualche parte risalta fuori e rimbalza in ogni parte del mondo, in ogni punto sperduto del pianeta e più ti agiti e più ti fa male, come nel bunga bunga. E questo sì che non puoi sopportarlo. Probabilmente oggi Assange sta dimostrando che è davvero Vietato vietare.
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