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Assegno vitalizio la Camera boccia (ovviamente)

Creato il 23 giugno 2011 da Lioneisy
Il giorno 21 settembre 2010, il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori, ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura, in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi, per avere diritto ad una pensione.

ECCO COME E' FINITA:
Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498.
I 22 sono:
BARBATO, BORGHESI, CAMBURSANO, DI GIUSEPPE, DI PIETRO, DI
STANISLAO, DONADI, EVANGELISTI, FAVIA, FORMISANO, ANIELLO, MESSINA, MONAI, MURA, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PORCINO, RAZZI, ROTA, SCILIPOTI, ZAZZERA.
Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :
Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa
accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una
pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sono
sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il
Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non
sarà mai accettabile per nessuno, che vi siano persone che hanno fatto il
parlamentare per un giorno -- ce ne sono tre -- e percepiscono più di 3.000
euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre
persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità,
che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è la
vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in
Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.
Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra
proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine
del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia
per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di
versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza
, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che
l'INPS ha creato con gestione a tassazione separata.
Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri
nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e
di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.
Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi
questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che
non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera
dell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi
prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera
e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di
euro l'anno.
Published by: http://cuba-italia.blogspot.com

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