All’asta BTp oggi, triennali sotto il 2% e rendimenti in calo anche sui CcTeu indicizzati a 5 anni e sui BTp a 13 anni
E’ andata bene l’asta BTp oggi del Tesoro, che aveva messo in conto di raccogliere tra 5,25 e 8 miliardi di euro complessivi. Nonostante il nervosismo dell’attesa, sono stati rastrellati tutti gli 8 miliardi previsti, con un calo generalizzato dei rendimenti su tutte e tre le scadenze offerte.
Si trattava di 3,5 miliardi di BTp maggio 2016, che hanno offerto un rendimento medio lordo dell’1,92%, in diminuzione dal precedente 2,29%. In calo la domanda a 1,34 l’importo massimo offerto, rispetto a 1,40.
Bene anche i BTp marzo 2026. Il rendimento è sceso dal precedente 4,55% al
4,07% e sono stati raccolti su questa scadenza tutti gli 1,5 miliardi massimo previsti, riscontrando una domanda superiore di 1,49 volte.
E’ stata, poi, la volta dei CcTeu novembre 2018 indicizzati all’Euribor. La raccolta è stata di 3 miliardi e la domanda ha ammontato a 1,35 volte in più, per un rendimento medio lordo del 2,44%.
Prima dell’esito dell’asta BTp oggi, lo spread BTp-Bund aveva mostrato una risalita a 260 punti base sul tratto decennale e con il BTp a dieci anni in zona di rendimento del 3,94%, dal 3,89% della chiusura di venerdì. In chiusura di giornata lo spread si è poi attestato a 257,65 bp.
Ma i dati di oggi dimostrano che l’abbassamento dei rendimenti riguarda tutte le scadenze, dalle brevissime alle lunghe, e questo non può che essere messo in relazione, sia alla svolta della Bank of Japan che, inondando di liquidità il mercato sta spingendo gli investitori giapponesi verso i più remunerativi bond europei, sia per le continue dichiarazioni in Europa in favore dei tassi negativi sui depositi overnight, con la prospettiva per le banche di non potere più parcheggiare liquidità in eccesso presso Francoforte, se non fronteggiando un onere.
Rendimenti così bassi, confermati dall’asta BTp oggi, stanno anche normalizzando i rapporti di copertura, cioè la domanda degli investitori sta diminuendo rispetto ai boom degli ultimi due anni, in quanto la remunerazione sui nostri bond sovrani rimane sì più alta dei corrispettivi tedeschi o francesi, ma pur sempre in calo.






