Chi frequenta Facebook è gravemente esposto ai più seri problemi di salute:http://orientalia4all.net/post/i-social-network-nuocciono-gravemente-alla-salute.
Ci riferiamo oltre che al maggiore network, anche a tutti gli altri presenti sul mercato, ovviamente, anche se per il favore di cui gode FB, il numero e la qualità degl’iscritti, una buona parte dei quali appartiene a classi d’istruzione elevata e ai ceti dirigenti della società, esso rappresenta il veicolo più importante di contaminazione.
Non pensiamo però che i pericoli siano rappresentati da ictus e altre malattie legate piuttosto allo stile di vita perseguito da ciascuno dei membri, quanto piuttosto dalle manie ossessivo- compulsive, connesse all’uso smodato degli strumenti di conoscenza e relazione, che il sito mette a disposizione.
In effetti, se ci si fa caso, in esso sono compresenti tutte le possibilità di comunicazione.
Dal blog alla chat, ai gruppi di fan o spontanei, dalla politica al giornalismo, alla letteratura, ai film, alla musica, e via dicendo (chi più ne ha, più ne metta).
FB assomiglia moltissimo al grande fratello orwelliano: i dati vengono immagazzinati ad una velocità supersonica, la privacy vacilla, ed i controlli si sentono come il fiato sul collo (alcuni, peraltro, sono indispensabili, per impedire che il caos prevalga su tutti).
La possibilità, illusoria, di far parte di comunità globali o globalizzate rende dipendenti psicologicamente.
Se si sta troppo dietro alle infinite lusinghe telematiche in esso contenute, ci si accorge di essere in trappola: il web ci avvolge, blandisce, stuzzica, solletica il narcisisismo ed il presenzialismo, nonché la presunzione di poter dire la propria su su ogni argomenro e sul prossimo, anche violando i limiti del buon gusto e della discrezione, e, quindi, il rispetto della persona. In mezzo al cicaleccio instancabile, il nostro io può perdere il senso della realtà, credendo di vivere una vita vera ed autonoma, da cui le insidie del quotidiano sono state eliminate.
Un mondo ovattato che attenua tutti sensi. Un universo artificiale nel quale disperdere la nostra personalità. Per questo sarebbe utile che le conoscenze virtuali si tramutassero in relazioni, personali o di gruppo, effettive. E’ l’unico modo per non inebetire, come già accade con televisione e droghe.
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