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Da due settimane, intorno alle 20.30, Raiuno accusa un calo dello share che farebbe seriamente impensierire il proprietario della rete, se si trattasse di un privato. Si tratta di telespettatori che in buona parte ritornano su Raiuno, ma solo quando sono sicuri che Qui Radio Londra è terminata, e si è iniziato con poco meno di un milione, ma ormai si supera il milione e mezzo. Una analisi più dettagliata rivela una linea di tendenza che forse è ancora presto per considerare stabilizzata, ma che al momento non pare subire inversione: se la scorsa settimana si cambiava canale nel corso della trasmissione, adesso si evita anche la sigla di testa e si lascia Raiuno durante il blocco pubblicitario che segue la fine del Tg1. Se i numeri non ingannano, siamo passati dal “sentiamo questo che ha da dire” al “mamma mia, che palle”.
A chi gli chiede un commento sui dati di ascolto di Qui Radio Londra, Giuliano Ferrara risponde: “Non li ho nemmeno guardati”. Dell’Auditel può sbattersene, gli si può credere. Se si trattasse di una emittente privata, la trasmissione sarebbe in pericolo, ma la Rai è un servizio pubblico che non può appiattirsi sulla logica del profitto. Giuliano Ferrara lo sa e stavolta non scende in polemica sulle miserabili questioni di un milione di telespettatori in più o in meno.
Non come quando Radio Londra andava in onda su Canale 5 e i dati Auditel provavano, a suo parere, una correlazione tra quantità e qualità: “Sono furibondo perché anche oggi un quotidiano ha diffuso dati di ascolto del mio programma che falsano i dati diffusi dall’Auditel... Mi si possono muovere tutte le critiche possibili, ma non si possono falsificare i dati di ascolto”.
Non come quando a decidere le sorti de Il Professore fu la previsione di un flop: “Dopo che Berlusconi ebbe visionato le prime 3-4 prove del programma tirò un calcio tremendo nel televisore, fracassandolo... Mi disse: «Le proibisco di fare cose di questo genere, una trasmissione così non potrà mai fare più del 3% di share»”.
Ma nemmeno come quando conduceva Il Testimone su Raidue, emittente del servizio pubblico che allora era tenuta ad appiattirsi alle logiche del clientelismo craxiano, che era il suo solo profitto: “Un incredibile ritardo dell’Auditel priva stranamente gli organi di informazione e lopinione pubblica di un dato di ascolto impressionante: è un risultato di cui possono, se lo vogliono, tenere conto quei critici che hanno mostrato una particolare malevolenza nei confronti di un programma televisivo che registra, con questa media di spettatori, un vero e proprio record”.
Non si capisce più se i dati di ascolto siano importanti o no. Diciamo che ieri lo erano e oggi no.
Il post prende spunto da una breve di giornalettismo.com. I dati raccolti nella tabella sono estratti dagli aggiornamenti quotidiani di primaonline.it relativi alle ultime due settimane, ad esclusione di venerdì 25 marzo.
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