MILANO – L’Associazione nazionale anti graffiti, presente in ben 16 città della Penisola, ha rilevato un notevole incremento del fenomeno del graffitismo nel capoluogo lombardo. I dati registrati dal 2012 parlano addirittura di un aumento del 15-20% ogni anno. Sempre più writers quindi, ma non solo; ciò che desta preoccupazione è soprattutto l’aumentata gravità dei danni vandalici. Sul luogo “del crimine” sempre più spesso vengono ritrovate panchine e bidoni rotti, vetri di finestre infranti, carrozzerie d’auto rigate, etc. Sovente, i graffiti, vengono effettuati per mezzo di vernici tossiche contenenti acido cloridrico e catrame, tossiche – tra le altre cose – anche per chi le usa.
A Milano si parla di oltre 1300 writers, 900 dei quali sarebbero solo taggers, ovvero coloro che imbrattano luoghi pubblici lasciando unicamente un proprio logo/firma. Nomi e soprannomi (talvolta anche la residenza) di questi ultimi sarebbero già nell’archivio della Polizia Locale, che dispone di una squadra anti-graffiti. Marco Luciani, comandante del Nucleo investigativo specializzato, spiega come sia facile risalire ai vandali «perché quasi tutti i maniaci della scritta hanno un punto debole: la visibilità – e continua – Vogliono farsi vedere, devono pubblicizzare le loro bravate e, per farlo, in una grande città oltre a firmare il più possibile in giro (…) – sono – presenti sul web».
Il comandante del Corpo di Polizia Locale, Tullio Mastrangelo spiega che: “Grazie all’attenzione e allo stretto coordinamento della Procura della Repubblica, abbiamo di fatto creato un modello di contrasto efficace al quale si stanno interessando altre realtà metropolitane”. Sì, perché a Milano è stato configurato il reato di associazione per delinquere che spinge molti “graffitari” ad ammettere le proprie colpe.
Il fenomeno dei graffiti non va comunque sottovalutato. Il picco massimo di azioni vandaliche e graffitismo si registra nelle notti del venerdì e del sabato, indicativamente dalla mezzanotte alle cinque del mattino. Per ripulire le scritte e salvaguardare il decoro del bene pubblico servirebbero – ad oggi – 100 milioni di euro (dei contribuenti). Provenienti indirettamente dalle tasche delle famiglie dei graffitari, ma anche da tutte le altre.
di Emanuele Stalla
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