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Autoconoscenza: psicologia o religione? 2 parte

Da Psychomer
By
Maurizio Mazzani
luglio 23, 2010Posted in: psicologia clinicaAutoconoscenza: psicologia o religione? 2 parte

Sembra proprio necessario per l’ottenimento di un miglior benessere, dunque, intraprendere un percorso autoconoscitivo che permetta di muoverci con più dimestichezza nella nostra realtà psicologica.
I nostri schemi di pensiero, che di primo acchito sembrano volgere a nostro favore, risultano spesso essere, senza che ce ne rendiamo granché conto, disfunzionali a tal punto da arrivare a remare proprio contro noi stessi.
La correzione delle componenti cognitive disadattive, risulta dunque essere un passo fondamentale per il raggiungimento di almeno un minimo di chiarezza psicologica.
Non è, infatti, un caso, non può essere un caso che vi proponga di conoscere se stessi come passo propedeutico alla crescita personale – conosci te stesso – suggerisce un passo del Vangelo, – controlla meglio il tuo pensiero – ci dicono alcune religioni orientali.
Dunque l’autoconoscenza sembra proprio essere un passo fondamentale per potersi migliorare e volgere la propria essenza verso l’amore, centro di ogni dottrina religiosa. Diventare consapevoli della propria spiritualità, una spiritualità che ognuno di noi possiede ma che pochi conoscono, badate bene, ciò a prescindere da qualsiasi credo religioso. Quello che sostengo è che ognuno di noi possiede posto alla superficie o più in profondità, quella spiritualità ad egli caratteristica e della quale deve trarre ogni spinta al proprio felice divenire. Liberarsi dalla tirannia del proprio ego, dal bisogno disperato di difendere se stessi e ogni cosa a noi collegato, è il passo fondamentale per la conquista dell’Umiltà psicologica e giungere a scoprire il tesoro che è dentro di noi: l’amore. Solo la scoperta di esso ci può rendere uomini liberi di essere se stessi e viaggiare verso l’esistenza migliore. Dunque emanciparsi dal dominio del proprio ego, scoprire l’amore che è dentro di noi, è decentrarsi e accorgersi dell’altro, ciò significa pervenire a quella spiritualità che è elemento intrinseco ad ogni esistenza.
Autoconoscersi è il fine per eccellenza che costituisce il mezzo per giungere ad un proprio supremo modello di vita. Non esiste un originale universale, una verità sopra tutte, ma esistono infinite verità e ciascuna distingue ogni individuo. L’obiettivo è proprio la fuoriuscita e successivo godimento della felicità che ciascuno di noi cela dentro di sé.
Osserviamo i nostri comportamenti, sentiamo con più consapevolezza le nostre emozioni, comprendiamo i nostri pensieri e ci avvicineremo pian piano alla nostra verità. Utilizziamo la nuova conoscenza di se stessi gestendola, impiegandola ed indirizzandola verso il sublime, miglioriamoci dunque, correggendo i nostri errori e da ciò che ci allontana dall’amore, accorgiamoci quindi di ciò che ingrassa ridondantemente il nostro Ego: il flusso dei pensieri falsamente diretto.
Sviluppiamo quindi dell’intelligenza emotiva che è quella capacità di coltivare opportunamente quelle caratteristiche che spingono al sociale, all’empatia, all’attenzione verso gli altri.
Proponiamoci più duttili al decentramento dei nostri punti di vista, accettiamo le invalidazioni delle nostre costruzioni, delle nostre convinzioni con libertà ed umiltà. Non irrigidiamoci al solo scopo di rallentare involontariamente per inerzia egoica il nostro processo di crescita.
Le dipendenze, gli evitamenti, le emozioni disadattive e disfunzionali ne sono il prodotto, non posizioniamoci sempre in guardia come se avessimo di fronte a noi sempre un nemico da sconfiggere o ancor peggio quando questi non c’è fuori lo andiamo a cercare dentro di noi, o in taluni casi estremi pensiamo di aver nemici dentro e fuori. Non inganniamoci con tale esagerata facilità, non diventiamo vittime dei nostri pensieri. Lasciamo scorrere l’amore che è dentro di noi e sicuramente la nostra spiritualità non tarderà a premiarci.

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