L’inizio delle vacanze estive e l’organizzazione familiare alternativa che non ha consentito ferie durante il mese di luglio come solitamente accadeva negli anni passati, ci hanno obbligato a prendere l’ardua decisione per il centro estivo del nano. Finora non ci si era posto il problema, ma aveva partecipato in periodi invernali o di fine delle vacanze estive al campo organizzato dalla palestra che tutti frequentiamo e che lui conosce ormai bene, dove le ragazze ormai conoscono lui e sanno dei suoi bisogni di attenzione all’argomento bagno. Ma quest’anno che abbiamo dovuto ipotizzare una frequenza per un periodo piuttosto prolungato, quasi tutto il mese di luglio, abbiamo voluto garantirgli un ambiente verde dove potesse sbizzarrirsi in attività all’aria aperta sia acquatiche che di altro genere, visto che nonostante lo sforzo materno sembra un appassionato di calcio.
La decisione ha comportato anche una certa presa di coscienza da parte dei genitori del fatto che comunque il nano si sforza ben poco nell’espletamento delle sue funzioni giornaliere, e questo lo rende poco consapevole di ciò che lo riguarda. Perciò, la madre testarda e rompi che è in me, ha deciso di rendergli la vita più complicata e di obbligarlo a sedute giornaliere di impegno e sforzo per svuotarsi completamente: non avendo mai avuto problemi di stitichezza, evidentemente lui non ha mai sentito lo stimolo particolarmente pesante o impellente, anche perché quando erano i suoi orari noi l’abbiamo messo, e fatto mettere come al centro estivo ed ai vari campi, al bagno.
In occasione della prima settimana di ferie e di mare che ci siamo fatti, in cui, volontariamente o meno, è stato gestito in solitaria dalla solita madre di cui sopra, la frase ricorrente ed estenuante è stata “sforzati, spingi” e finalmente anche se con sua grande noia siamo arrivati a qualche risultato. Non posso dire certo che in una settimana sia clamoroso, visto che giusto stamattina dopo averlo lasciato per 5 minuti abbondanti da solo, al mio arrivo ed alla mia richiesta finalmente è riuscito a liberarsi se non completamente almeno parzialmente.
Mi rendo conto che non sono certo questi i migliori argomenti che si vorrebbe leggere in un blog, ma anche questa è la mia la nostra vita da quando abbiamo il nanerottolo e la sua malformazione.
L’argomento si associa alle ultime risultanze di una visita fatta appunto ieri, con i grandi luminari che l’hanno operato e curato alla nascita: esclusa, per presunzione, la presenza di cellule mal funzionanti, la diagnosi, da verificare con terapia adeguata, è stata di ancora inadeguato assorbimento degli acidi alimentari che hanno determinato irritazione del canale anale e quindi incapacità di distinguere tra stimolo ad andare in bagno e fastidio dovuto ad arrossamento ed infiammazione della parte interessata. Il tutto anche facilitato da una consistenza ancora troppo molle e liquida per poter essere adeguatamente trattenuta. Da oggi, cominciamo quindi una cura a base di Questram che nei prossimi giorni integreremo anche con Imodium se tutto va bene e non si verificano cataclismi, visto che ambedue i medicinali causano stanchezza e stipsi e sicuramente desideriamo una consistenza più da adulto, ma non che si blocchi e ci facciamo altri ricoveri aggratise. Entro venti giorni dovremmo già verificare un miglioramento e poi tra tre mesi un nuovo controllo per aggiornamento della situazione ed eventualmente modificare la terapia.
Ecco, di tutto ciò io sono ovviamente molto contenta e soddisfatta: la diagnosi sembra centrare la problematica del nano e la spiegazione ci è parsa valida, se la terapia funzionasse come speriamo direi che finalmente potremmo dire che l’incubo è finito. L’unico mio problema è: ma bisognava proprio aspettare di arrivare a 5 anni e mezzo, fargli vivere tutte le sofferenze fisiche e psichiche (ogni volta che lo si mette sulla tazza chiede “niente? non ho sporcato nulla?” con un sospiro di sollievo) e farci vivere con l’ansia per la sua vita sociale? Anche questo episodio conferma che il polso della situazione lo detengono sempre e solo i genitori, peccato che loro possono pensare solo a soluzioni tampone e non stabilire terapie.