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Avamposti moralistici

Creato il 16 marzo 2014 da Unarosaverde

Da qualche tempo, un fine settimana al mese, mi capita di salire sui treni regionali che collegano Brescia a Milano. Affollati e insufficienti per il flusso di impiegati pendolari che li utilizza durante i giorni lavorativi, sono spesso pieni anche il sabato e la domenica: studenti che rientrano in famiglia, persone che vanno a far spese nella Grande Citta’, lavoratori che si occupano di attivita’ dai ritmi inversi a quelli degli uffici, tifosi di calcio, gente che va a far visita ai propri familiari.

La mattina capita che i biglietti non siano verificati. La sera, specialmente sul treno delle 18.25 per Verona, il controllore setaccia il convoglio. É un uomo alto, brizzolato, dalla voce ferma. Ha l’occhio clinico: individua, ancora sulla banchina, i probabili intrufolati e li stana, di carrozza in carrozza. Ho assistito a questa caccia due volte: il sangue non si sparge, ma l’uomo non molla. Riceve insulti, minacce, offese anche pesanti: incassa i soldi delle multe o, alla stazione successiva, ferma il treno, fa scendere chi non paga, immagino faccia denuncia secondo procedura. É un uomo molto educato: saluta, ringrazia, ma non si fa fregare.

Non mi é mai successo di viaggiare senza biglietto: é un comportamento che non riesco a contemplare tra i miei possibili. Capisco che ci possono essere situazioni di bisogno estremo e persone cha hanno bisogno di essere aiutate. Mi auguro che, in questi casi, incontrino chi sa chiudere entrambi gli occhi. Non ammetto invece che chi ha la possibilità’ economica di comprare un biglietto scelga di non farlo. In un Paese che manca di senso civico e di interesse per scelte che prediligono il bene comune, su carrozze dall’aria scombinata e poco pulite, cinque o sei euro individuali possono fare la differenza. Perlomeno, questo é quello che mi auguro quando pago e oblitero. In un Paese dal governo sommamente ladro, sono innervosita dai furti della gente comune. Mi pare un ulteriore segnale del fatto che niente sara’ mai sufficiente ad invertire la rotta. E mentre mi faccio un esame di coscienza, penso a dove posso essere ladra io, mi ricordo della faccenda della prima pietra e mi imbarazzo per la faccia tosta di chi sale sul treno provandoci, a fregare il sistema, e poi vuol anche avere ragione ammiro quest’uomo e il suo sangue freddo, il coraggio con cui svolge il suo lavoro, la mancanza di protezione con cui scende nella mischia degli insulti e le sue spalle dritte, nonostante tutto. Forse a me questo coraggio manca, altrimenti denunce ne avrei gia’ sporto anche io.


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