Ne è passato di tempo dall’estate 2006, quando a Miami si festeggiava il primo titolo nella storia della franchigia; dopo quella gioia immensa non ne sono arrivate altre, anzi, sono stati più i momenti difficili e bui per una squadra che era stata costruita per vincere in quella precisa stagione e com’era ovvio già dalla successiva si era sfaldata. I punti di contatto tra la squadra che ha vinto il titolo NBA e quella di quest’anno sono pochi, ma decisamente importanti: Pat Riley, adesso solo GM ma nel 2006 anche coach; Erik Spoelstra, prima assistente e ora head coach; ma soprattutto Dwyane Wade, eroe di quell’anello vinto e ancora oggi leader e simbolo della franchigia della Florida.
Per tornare ai massimi livelli della NBA però serviva qualcos’altro e Riley questa estate ha messo in piedi la più grande mossa di mercato degli ultimi decenni, convincendo altre due superstar ad unirsi a quella già presente in roster: l’arrivo di LeBron James e di Chris Bosh ha cambiato radicalmente la squadra, e probabilmente anche la storia dell’intera Lega.
Tutti pensavano che la squadra avrebbe vinto le partite nella metà campo offensiva visto il talento a disposizione, e invece la differenza l’ha fatta l’attitudine delle star (e anche degli altri) nella propria metà campo, come dimostrano gli 88.27 punti lasciati agli avversari in questa post-season.
PRIMO TURNO PLAYOFF:
Dopo una stagione con alti e bassi il finale di regular season è stato positivo e ha portato al secondo posto nella Eastern Conference. Al primo turno quindi sono arrivati i Philadelphia Sixers e i problemi per la squadra di coach Spoelstra sono stati piuttosto contenuti; dopo tre vittorie consecutive è arrivata una sconfitta, che però non ha intaccato la fiducia della squadra. I Miami Thrice hanno combinato per 66.2 punti di media nella serie.
Così come per Dallas con i Lakers, anche per gli Heat l’ostacolo più difficile è arrivato a questo punto: i Boston Celtics, infatti, negli ultimi anni erano stati la bestia nera sia di James sia di Wade, ma le due vittorie per aprire la serie hanno dato linfa alla squadra che ha cominciato a crederci veramente. La sconfitta in gara 3 è stata cancellata dalla vittoria in overtime nella partita successiva ed è culminata con la decisiva gara 5 vinta da Miami che si è tolta un peso enorme dalle spalle, come hanno dimostrato anche le esultanze dei giocatori a fine partita.
D-Wade assoluto protagonista delle sfide contro i Celtics con 30.2 punti, 6.8 rimbalzi e 4.8 assist di media.
FINALE DI CONFERENCE:
L’ultimo atto prima della finale NBA era contro i Chicago Bulls, squadra con il miglior record della Lega e che per molti partiva favorita. La sconfitta piuttosto netta nella prima partita aveva già fatto dire ai detrattori degli Heat che non ce l’avrebbero fatta contro i ragazzi di coach Thibodeau, e invece con orgoglio e grazie soprattutto alla difesa Miami ha ribaltato la situazione vincendo 4 partite in fila qualificandosi per la finale. In queste quattro W gran parte del merito va a LeBron James, tornato a essere quel closer pazzesco che si era già visto negli anni scorsi ai Cavs; sono state tutte per lui, infatti, le grandi giocate negli ultimi quarti di gioco e negli ultimi minuti nelle partite punto a punto.
Contro Dallas, nella riedizione della finale 2006, Miami spera di poter festeggiare nuovamente come successo già 5 anni fa.