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AZERBAIJAN: La musica come arma politica

Creato il 20 luglio 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 20 luglio 2012 in Azerbaijan, Caucaso, Slider with 0 Comments
di Emanuele Cassano

Eurovision Baku

Da non molto tempo, a Baku, si è conclusa la cinquantasettesima edizione dell’Eurovision Song Contest, meglio conosciuto come Eurofestival; manifestazione canora con cadenza annuale che vede la presenza di tutti i Paesi europei. La scelta dell’Azerbaigian come Paese ospitante non è stata casuale: la regola vuole infatti che sia il Paese vincitore ad ospitare l’edizione successiva. Nell’edizione 2011, tenutasi in Germania, fu il duo azero Ell e Nikki ad aggiudicarsi la competizione, assicurando così a Baku l’organizzazione della prossima edizione.

L’evento, svoltosi in tre serate dal 22 al 26 maggio tra non poche polemiche, tra cui il ritiro all’ultimo momento della delegazione armena a causa della mancata sicurezza, ha visto la vittoria della cantante svedese Loreen. Questa manifestazione, se da una parte ha confermato la cura con cui la capitale azera ha organizzato l’evento, con la costruzione del Baku Crystal Hall, complesso da 25.000 posti realizzato presso Piazza della Bandiera, ed il cospicuo – e discusso - investimento di 80 milioni di dollari di fondi pubblici spesi da Mehriban Aliyeva, moglie del presidente Aliyev, dall’altra parte ha visto il governo impegnato nel cercare di mascherare in tutti i modi ciò che nel frattempo stava accadendo nelle piazze e nelle strade di Baku, dove migliaia di presone manifestavano per i diritti civili e contro il regime di Ilham Aliyev.

I numerosi movimenti anti-governativi sviluppatisi durante la “primavera azera”, nata nel marzo dello scorso anno come conseguenza diretta dell’onda anomala scatenatasi nei Paesi musulmani con la famosa primavera araba, hanno visto l’organizzazione dell’Eurofestival come un’occasione importante per cercare di sensibilizzare il mondo occidentale sui problemi che investono il Paese. Molte campagne, come Sign for democracy, si sono impegnate a fondo per convincere i partecipanti dell’Eurofestival a denunciare le violazioni contro i diritti umani perpetrate dal regime di Aliyev, riuscendo a far prendere posizione, tra gli altri, anche alla vincitrice Loreen.

Avendo in quel momento tutti i riflettori puntati su di sé, Aliyev, da buon politico, ha preferito nascondere i gravi problemi del Paese, salvo poi riprendere immediatamente la dura repressione nei confronti dei manifestanti al termine della competizione canora, quando, ormai, calato il sipario, l’attenzione di stampa e televisioni estere era altrove. Chiunque partecipi ad una manifestazione, per quanto pacifica essa sia, viene identificato dal governo come nemico del Paese, e per questo viene perseguitato come un criminale; ne sanno qualcosa giornalisti e fotografi, i quali, per la semplice pretesa di raccontare le cose come stanno, rischiano anni di galera, in un Paese dove la stampa è tutto fuorché libera.

Dall’Europa sono arrivate solo deboli critiche in merito a queste vicende, rendendo chiaro che l’Occidente preferisce non intromettersi in questa faccenda. Se l’inizio dell’Eurofestival ha concentrato l’attenzione europea sull’Azerbaigian, lo stesso evento, una volta terminato, ha portato con sé luci e riflettori, facendo calare il buio sul Paese, strozzando le grida di giustizia di chi vuole vedere rispettati i propri diritti. Finché non si comprenderà appieno la grave situazione in cui versa il Paese, il fiore germogliato dalla primavera azera faticherà a sbocciare con le proprie forze.

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Tags: Azerbaijan, Baku, Emanuele Cassano, eurovision song contest, primavera azera Categories: Azerbaijan, Caucaso, Slider


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