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Bacco e il coraggio delle donne

Creato il 11 maggio 2013 da Lundici @lundici_it
Vigneti a Bertinoro

Vigneti a Bertinoro

1,8 milioni di italiani il primo maggio sono rimasti incollati al teleschermo per guardare il “Concertone” che si è svolto in piazza San Giovanni in Laterano, a Roma. Tanti forse si sono fatti emozionare dall’appassionato racconto di Arianna Occhipinti, la trentenne produttrice siciliana che dal palco ha gridato l’amore per la sua terra e per il lavoro contadino. Solo quanti seguono le vicende del mondo del vino, però, conoscono la scia di polemiche e commenti anche caustici che questo intervento ha suscitato sui social network e nella blogosfera italiana.

Per quanto mi riguarda, la sua scelta di costruire, a 22 anni, un’azienda vinicola porta a riflettere sul coraggio di tante donne che hanno deciso di legare alla terra la loro vita. Gli esempi non mancano anche in Emilia Romagna e colpisce quanto siano proprio donne coraggiose a dar vita ad alcune delle più interessanti realtà vinicole della regione. Questa è allora la prima tappa di un viaggio  attraverso i vigneti della regione alla scoperta di storie di donne determinate e di vini da provare.

Giovanna Madonia

Giovanna Madonia e la sua famiglia

Giovanna Madonia: una scelta coraggiosa dal vulcano al vigneto

Giovanna Madonia “nasce” vulcanologa. Nei primi anni ’90, alla ricerca di un’attività che meglio si concili con un progetto familiare da Roma si trasferisce nella casa di campagna di Bertinoro. Qui scopre alcuni filari di Sangiovese e, a dispetto di tutti i consigli contrari e della propria ignoranza in materia, decide che il vino è il suo futuro.

Dedicandosi a questo progetto con la stessa caparbietà che aveva precedentemente rivolto agli studi universitari, Giovanna comincia a cercare il “suo” vino. La prima tappa è Vinitaly, dove gira in lungo e in largo i padiglioni della Toscana e dell’Emilia Romagna assaggiando i Sangiovese più svariati. Una volta individuata l’impronta da dare al vino era necessario capire come esprimerla a partire da quell’ettaro di vecchie vigne. Studia, segue con costanza le indicazioni dell’agronomo Remigio Bordini e dell’enologo Attilio Pagli, e nel frattempo, secondo la vocazione tutta femminile a fare più cose contemporaneamente, diventa mamma quattro volte.

E così, sul filo di un equilibrio frutto della capacità di “non dare a nessuna cosa la priorità assoluta” Giovanna ha raggiunto le venti vendemmie, si è impegnata a cercare sbocchi commerciali, ha esteso la superficie vitata a 12 ettari, ha ottenuto importanti riconoscimenti della critica e continua a curare i sui vigneti.

Quando parla di sé, Giovanna Madonia rivela a tratti un leggero imbarazzo, come se non valesse la pena soffermarsi sulla sua storia. Ma il suo Ombroso servito a Vinitaly da una ventenne con la sua stessa luce negli occhi è la migliore dimostrazione del contrario.

Il Sangiovese di Giovanna Madonia: Ombroso

L’Ombroso è il Sangiovese Riserva di Giovanna Madonia. Le uve con cui è prodotto vengono da 6 ettari di vigneto ad alberello, in cui gli impianti risalgono al 1993-1994. Dopo la vendemmia, rigorosamente manuale, e la selezione dei migliori grappoli le uve sono pigiate e diraspate. Il mosto viene fatto fermentare in vasche d’acciaio e rimane a lungo a contatto con le bucce estraendo da esse colore, tannini e altre sostanze. Completata la fermentazione il vino matura  in tonneaux e in barriques di rovere francese per 12-15 mesi, poi viene filtrato e messo in bottiglia, dove si affina ancora per un anno.

Il risultato è un vino rosso rubino, intenso e ricco di aromi che rimandano a fiori come la viola,  a frutti rossi come la ciliegia e la fragolina di bosco o ancora a spezie e cacao. Ma non ci si può accontentare di annusare un vino tanto promettente. Anche in bocca, questo Sangiovese romagnolo rispecchia le doti di Giovanna Madonia per la ricerca di un equilibrio riuscito, in questo caso tra sapidità, complessità e tannini.

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