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Ballando il tweet

Da Bolo77

Ballando il tweet

140 caratteri a cinguettio è la scommessa vinta di Twitter, un servizio online che in pochi anni ha rivoluzionato la comunicazione sul web.

Con “un tweet”, dal verbo inglese to tweet che significa “cinguettare”, nell’immediatezza di 140 caratteri, poco meno di un sms, si condensa un pensiero, una frase, uno stato d’animo o più semplicemente un fatto e lo si condivide con amici, conoscenti e con chiunque, sempre che qualcuno sia interessato a leggerlo. Si crea così una sorta di dibattito globale aggiornato all’ultimo istante. Il servizio è ormai estremamente popolare e usarlo è considerato uno status symbol. E come tutto ciò che fa tendenza piace naturalmente ai gay (ai loro amici e ai loro nemici) che cinguettano insistentemente sul sito twitter.com.

Tra i “twittatori” glbt famosi la deputata Paola Concia, per esempio, che ci rende costantemente edotti sulla sua attività: “Stamattina alle 9 e 30 sono a Coffee Break su La 7 a parlare della proposta di far pagare l’Ici anche alla chiesa” e, poco dopo in un altro tweet, “lesbicamente e orgogliosamente vado alla manifestazione di ‘Se non ora quando’”. La deputata, un poco più tardi, sarà alle prese con Facebook e su Twitter dirà: “Qualcuno sa cosa stia accadendo a Facebook? Non riesco ad accedere”.

Nel frattempo Franco Grillini, ex deputato ora consigliere regionale in Emilia, diffonde un’ottima notizia: “Feltri condannato a risarcire cinquantamila euro all’ex senatore Gianpaolo Silvestri per insulti omofobi”. Il numero dei loro lettori di tweet (denominati “follower”) si presta anche come misura dell’interesse. Paola Concia è seguita da 5454 persone, Ivan Scalfarotto, del Pd da ben 7024 mentre Nichi Vendola è inarrivabile a 126 mila. Sono numeri distanti da quelli dell’attivismo gay: 126 lettori per il Circolo Mario Mieli, 372 per Arcigay o 166 per Arcilesbica che comunque aggiornano costantemente sulla difficile lotta per i diritti.

Ma Twitter, che funziona perfettamente per la diffusione immediata di notizie, tanto che ospita tutto il panorama di siti, e blog a tematica gay, è anche e soprattutto un blob di microutenti che dicono la loro, 24 ore su 24, rigorosamente in 140 caratteri. Ed è realmente impossibile offrire un’idea dell’incredibile vastità del dibattito gay e degli altrettanto improvvisati commentatori, e cioè tutti noi o almeno quel tipo carino all’angolo che sta digitando qualcosa su di uno smartphone.

C’è chi twitta con ironia come Alessandra (questo è il nome che usa su twitter) per far conoscere al mondo la seguente opinione: “Io non sono contro l’adozione di minori da parte di coppie omosessuali. A una condizione però: non fate vedere Glee (serie tv popolarissima e molto gay, ndr) ai vostri bambini”.

SuperPop, per parte sua, è contento dopo un discorso filo gay della Clinton: “Hillary Clinton fa la storia: basta discriminazioni per gli omosessuali”, mentre Gmolashi arzigogola che “le società moderne invidiano agli omosessuali la capacità di questi ultimi di essere felici nonostante tutto”. Un altro utente diffonde pensieri sconnessi: “Uomini che criticano e insultano gli omosessuali, e poi si masturbano guardando i porno con le lesbiche” mentre Marco propone un realismo cristallino: “Mai visto un comunicato (intitolato, ndr) ‘Gli omosessuali condannano la chiesa’. Non c’è gusto in Italia a essere tolleranti”.

Imperdibili poi, i tweet di un utente che si fa chiamare Frocianuova, si dipinge come “l’innesto fra Vladimir Luxuria e Donna Assunta Almirante” e si dice pronto a farsi “portavoce della tradizione al posto delle Acli nella consulta per la famiglia del comune di Bologna”, organismo che non appena ha ammesso due associazioni gay al suo interno ha visto la diaspora seccata proprio delle Acli. E come non seguire le dirette multiple dall’assemblea di movimento, con decine di tweet, che ha deciso Bologna quale sede del pride nazionale o dei tweet dei partecipanti a Europride?

Ma su Twitter non c’è solo chi cinguetta. C’è chi diffonde omofobia qualunquista con un “è pieno di froci. Io odio i froci. Odio tutti”, o più timidamente un altro giovane: “Non me ne vogliano gli altri, ma gli omosessuali che preferisco sono quelli che non esasperano la loro femminilità”.

Al concerto cacofonico si unisce anche il gorgheggio di una ragazzina che proclama: “Esco con più ragazzi gay io che i miei amici omosessuali…”, mentre un ex gay starnazza: “I disturbi psichiatrici sono più frequenti tra le persone omosessuali attive rispetto alle persone eterosessuali…”. Non sarà quindi da includere nella lista dei disturbati un altro utente che zufola deciso: “Bel passivo ospitale a Milano… per sano sesso”. Insomma anche un semplice cinguettio è un ottimo pretesto per battere. (Pubblicato in “Pride”, gennaio 2012)


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