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Ballottaggi: vince Pizzarotti, la lega perde 7 su 7

Creato il 21 maggio 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Successo del candidato del Movimento 5 stelle a Parma, che si impone con quasi il 60% delle preferenze. Definitivamente asfaltato il centrodestra, a Genova vince Doria (PD), a Palermo c’è un Orlando plebiscitario Ballottaggi: vince Pizzarotti, la lega perde 7 su 7Adesso faranno fatica a chiamarla ancora antipolitica: il M5S trionfa a parma, Pizzarotti recupera un divario considerato incolmabile alla vigilia, fa saltare tutte le previsioni, vince con quasi il 60% dei voti. L’astensione deve aver giocato un ruolo decisivo in questa tornata di ballottaggio.

Siamo già in attesa dei commenti di Agnellino Sacrificale Alfano,che non esiterà a definire il successo del candidato grillino come la prova tangibile che il PdL c’è ed è ancora vivo e vegeto, che il successo parmense è figlio dell’appoggio che il partito di Berlusconi ha liberamente concesso al movimento di Grillo, tramite un vago richiamo alla libertà di coscienza lasciata ai propri elettori sulla possibilità di sostenere il M5S. Forse Alfano non ha ancora ben compreso che le coscienze degli elettori si sono, in primis, liberate di quella sorta di sudditanza che fino a qualche decennio fa soffrivano nei confronti dei partiti. Il problema dei partiti italiani è stato storicamente quello di non aver compreso la propria avvenuta fine, se non quando questa si fosse manifestata in tutto il suo fallimentare fragore.

Erano quindi prive di fondamento le congetture del comico genovese, che proprio venerdì aveva dichiarato che la vittoria elettorale era irraggiungibile, a causa di non meglio precisati “voti comprati dal PD alle coop“. Magari, la prossima volta, Grillo farà attenzione a sparare baggianate degne di quel nano pelato che tanto ha fatto per la fortuna dei suoi spettacoli (e per la diffusione del burlesque in Italia, n.d.r.).

Adesso tocca a Pizzarotti dimostrare che l’amministrazione di una città può e deve prescindere dai patti, dagli accordi, dalla politica in senso “stretto”, che poi è quello ripudiato dalle istituzioni grilline poiché foriero di malgoverno, sprechi e inciuci. Dovrà resistere agli innumerevoli attacchi che i politici navigati sferreranno alla sua freschezza, che non dovrà far rima con incapacità, e dovrà altresì resistere alla tentazione di conoscere “il lato oscuro della forza”, di farsi trascinare in panorami da politicante navigato. Magari dietro la promessa di un collegio alla Camera, o di un ruolo che possa assicurargli longevità politica una volta che sia passata la tempesta che proprio per questi tentativi di riorganizzazione partitici deve durare quanto più possibile.

E’ ancora presto per dire se sia iniziata una nuova stagione politica italiana, sebbene i segnali protendano verso un ritorno alla politica alla “Don Camillo e Peppone”, fatta da gente semplice per gente comune, non da cocainomani imbellettati divisi tra una serata con le escort e l’ennesimo cocktail alle 10 del mattino.

E se il centrodestra è praticamente stato annientato dal risultato elettorale, il centrosinistra può sorridere a denti stretti, perché guadagna Genova con Doria e Palermo (con il plebiscito di Orlando), mentre la Lega scompare dalla geografia politica del paese, perdendo sette sindaci su sette ballottaggi: altro che Caporetto, questa è una Pearl Harbour in piena regola. 

Con la differenza che la riscossa delle Camice Verdi appare quantomeno improbabile, finché il partito non passerà definitivamente in mano a Zaia, Tosi, Cota, Maroni e Salvini, magari con una netta scissione tra Lega Lombarda ed il ritorno alla “Liga Veneta”. 

Ma i veri vincitori sono gli astenuti: quelli stanchi di esprimere preferenze per candidati sempre più simili tra loro.


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