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BAMBINE: il fine giustifica i “mezzi”?

Creato il 27 ottobre 2014 da Barbaragiorgi @gattabarbara
caffeinamagazine.it

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Nei social  (leggasi Facebook), molte amiche femministe si sono entusiasmate per questa iniziativa-campagna pubblicitaria, lanciata dall’associazione americana FCKH8 che produce magliette contro il razzismo e il sessismo.

http://www.caffeinamagazine.it/la-polemica/4032-campagna-shock-fuck-a-sessismo-a-dirlo-sono-le-bambine

Nel video youtube della campagna, linkato ovunque, si vedono alcune BAMBINE travestite da piccole Barbie, da principesse di carnevale, da fatine delle fiabe che – con toni e parole di sfida – mandano a quel paese, utilizzando una serie di parolacce, per contestare il sessismo dilagante nella società, la violenza di genere e le ingiustizie di genere (il ricavato della vendita delle magliette sarà devoluto alla fondazione per i diritti delle donne).

Per carità, tutto molto d’impatto: soprattutto i vestitini fiabeschi color rosa, corallo e lilla (con perle, tulle e #tuttoquantofabambola) in netto contrasto con le frasi di ribellione e battaglia femminista. Insomma: immagini fondate su stereotipi versus parole di ribellione e rottura. Sì, tutto molto bello.

PECCATO CHE SIANO STATE COINVOLTE DELLE BAMBINE.

Il bello delle battaglie femministe è che dovrebbe partire tutto dalla CONSAPEVOLEZZA: forse non ancora quella del sé (tanto la cercheremo per tutta la vita, umanamente parlando), ma almeno quella del valore di quell’azione, di quella battaglia, di quel percorso, di quella sfida, di quel “no”. La CONSAPEVOLEZZA  di essere lì, pronte a far qualcosa di buono e costruttivo.

Quindi, usare delle bambine, in una campagna di tipo sociale e culturale, lo trovo –  a dir poco –  SCONCERTANTE.

Se questa campagna avesse proposto delle ragazze (almeno adolescenti), minimamente consapevoli di ciò che dovevano rappresentare e proporre, allora la cosa poteva pure convincermi.

Non questo.

Non l’uso di queste bambine. Anche questa è una forma ed espressione di infanzia usata, strumentalizzata, come tante se ne vedono.

Non importa se è a fin di bene, non importa se è una provocazione per il bene delle donne (detto da una che combatte contro la violenza di genere).

Si tratta di BAMBINE.

Cosa avranno mai compreso di ciò che un testo predisposto stabilisce di dire?

Cosa avranno mai compreso di quel contrasto tra la favola del vestitino bamboleggiante e le parolacce?

Cosa avranno mai compreso di tutto quel video di cui sono protagoniste?

Certo, è importante educare alla parità di genere fin da piccol*: praticamente dalla culla.

Ma una cosa è educare. Altra cosa è usare dei visetti di bimba come mezzi  impattanti.

Lasciamo stare le BAMBINE. Assumiamoci, da DONNE, le nostre responsabilità, come ci hanno insegnato le femministe che andavano nelle piazze negli anni Settanta: se dobbiamo dire “FUCK”, diciamolo noi, senza usare delle bambine al nostro posto.

Oppure vogliamo utilizzare anche noi il principio machiavellico del fine che giustifica i “mezzi”? Ma non abbiamo sempre detto che siamo diverse da quel mondo, da quelle strategie, da quel modo di pensare ed agire?

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