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Banana, ovvero rivalutare i bambini ciccioni

Da Gynepraio @valeria_fiore

Chi mi conosce sa che derido tantissimo i bambini ciccioni. Sì: migliaia di euro anni di psicoterapia e sedute dal parrucchiere sfogliando “Riza” di Raffaele Morelli buttati alle ortiche. Grasso = viziato = pesaculo = goffo = zimbello —> bullismo pienamente giustificato. Potrebbe essere il bambino più adorabile e brillante del mondo. Potrebbe semplicemente avere dei problemi di salute e/o una madre iperprotettiva. Nulla da fare, mi viene istantaneamente voglia di dargli gli schiaffetti in fronte al grido di “Ciccio bomba cannoniere”.

Subito dietro ai bambini ciccioni, troviamo quelli che pisciano fuori dal vaso. Questo eccesso di realismo mi è arrivato presto, purtroppo: la mia ambizione è stata ridimensionata il giorno in cui, moralmente pronta a diventare la nuova Nadia Comaneci, mi sono fratturata un braccio durante un esercizio di ginnastica artistica. Non capita a tutti di vedere un sogno infrangersi a soli 9 anni, ma forse è stato meglio così: avevo così poco talento che non mi avrebbero ammessa nemmeno a “Ginnaste: vite parallele”, figuremose alle Olimpiadi.

A completare la triade, troviamo quelli che ci credono tanto. Gli ostinati, i caparbi, gli irriducibili, cioè quelli che, oltre ad avere un grande sogno, si adoperano attivamente per raggiungerlo incuranti del giudizio altrui. Quegli ottimisti sognatori pieni di energia, spirito guerriero, volontà. A loro riservo un sapiente mix di invidia, sprezzo e compatimento, di solito accompagnato da esortazioni tipo “Stai calmo”.

Incredibile quindi che sia riuscita a non detestare visceralmente Banana, protagonista del primo e omonimo lungometraggio di Andrea Jublin. Trattasi di un ragazzino ciccione, ma dotato di grandi ambizioni e ottimismo, che si sente intimamente destinato a grandi cose. Nell’ordine, infatti, sogna di a) fare il calciatore e b) mettersi con una compagna di classe molto carina nonché scema come le pietre.

banana

Il ragazzino (fonte Comingsoon)

Banana è un sognatore professionista, ma gli mancano alcuni crismi dei grandi idealisti. Una volta gli eroi erano tutti giovani e belli, o quantomeno molto talentuosi: il nostro, invece è bruttino e pure un po’ inetto, sia a calcio (piede a banana, appunto) sia a scuola. Ma, pur di conquistare la ragazzina ed evitarle l’ennesima bocciatura tira fuori un inaspettato spirito organizzativo-imprenditoriale e la aiuta a studiare affrontando a muso duro lo scherno delle di lei amiche e gli sguardi di compatimento dei compagni. Non si perde d’animo, anche quando la situazione puzza di friendzone lontano 10 km.

banana friendzone

Friendzone alert, ripeto, Friendzone alert (fonte: repubblica)

Più sognatore di lui, ho pensato, solo Little Miss Sunshine al concorso di bellezza. Ma Banana, in questa battaglia, è solo: non è figlio dell’America dove tutto è possibile, ma di una generica provincia che potrebbe essere Roma ma forse nemmeno. E non ha nemmeno un nonno eroinomane e un fratello autistico che lo appoggino nel suo sogno, ma una famiglia italiana tristemente tradizionale o tradizionalmente triste, a seconda dei punti di vista. La morale che ne traggo, oltre che non tutti i bambini ciccioni sono lenti e stupidi, è che fare i sognatori in Italia è più difficile che in America, ma lo sapevamo già.

PS A ben guardare, un’altra potenziale vittima del mio bullismo è il regista di Banana, Andrea Jublin. Del resto uno che vuole occuparsi di cinema in Italia deve per forza essere un sognatore pieno di entusiasmo e volontà. E perché si è salvato dal mio disprezzo? Semplice, perché non è ciccione! Anzi è un gran belvedere, e se vedrete il film ve ne renderete conto.


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