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Bankester la nostra rovina

Creato il 21 gennaio 2014 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

PaneQuotidianoA Pane quotidiano su Rai 3, si parla di banchieri gangster della finanza, con l’ospite Federico Rampini – giornalista – che ha scritto il libro “Banchieri” che parla di economia e delle  cure escogitate per contrastare la grande recessione che hanno provocato distorsioni e ingiustizie.

Questo sistema globale, che viene sintetizzato nella fusione linguistica bankester, è l’artefice  della nostra difficile situazione economica. “I banchieri sono i grandi banditi del nostro tempo. Nessun bandito della storia ha mai potuto sognarsi di infliggere tanti danni alla collettività quanti ne hanno fatti i banchieri” – dichiara Rampini.

Economia, una materia difficile da comprendere, anche perchè è chiara la scientifica volontà di tenere le persone distanti da questo mondo per non metterle nella condizione di comprendere cosa accade. “Se rinasco, in un’altra vita vorrei insegnare l’economia ai bambini – confessa l’autore – Perché crescano armati degli utensili giusti, perché nessuno li possa ingannare con il linguaggio dei tecnocrati. C’è una congiura ai nostri danni per rendere l’economia una sorta di religione esoterica per pochi iniziati, mentre dobbiamo riprendercela, perchè le nostre vite dipendono dall’economia. Dobbiamo rifarci dall’esser espropriati delle conoscenze elementari dei meccanismi economici, proprio quello che cerco di fare con questo libro”.

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Dobbiamo smontare la macchina per scoprire la natura parassitaria delle banche. Rampini stesso si ritiene un esemplare del dannoso meccanismo economico. Vive in una famiglia, dove l’unico reddito sicuro è dato dalla pensione della madre, che vive in Belgio e che ha rischiato di perdere anche quella, in  una delle tante banche salvate dai governi europei con spese colossali. “Ci siamo dimenticati che il momento più cupo della crisi, l’austerity, è cominciato quando i bilanci pubblici sono stati sfasciati per salvare le banche”. E  stiamo parlando di un giornalista affermato che gode di una situazione finanziaria tranquilla mentre la maggior parte delle persone non hanno più un reddito fisso dovuto al lavoro.

Dunque chiunque appartenga alla nostra generazione, che ormai sfoggia qualche capello bianco, non può non esser preoccupata del futuro dei giovani. A quale lavoro e a  quale reddito potranno aspirare?

Il meccanismo di sviluppo attuale ha creato disuguaglianze intollerabili che sono la diretta conseguenza della finanziazzione, è dimostrato che un’economia con troppe finanze diventa un’economia che fabbrica disuguaglianze insopportabili che impoveriscono l’intero ceto medio”.

La grande illusione, del secolo appena trascorso, racchiusa nella nuova mecca finanziaria è fallita. Ci stiamo accorgendo che la sindrome del Too Big to Fail, “troppo grande per fallire” (o meglio: perché si possa lasciar fallire) è diventato la realtà finanziaria delle mega-banche salvate. “Questi banchieri, apparentemente non hanno commesso nulla di veramente illegale, perchè le leggi le scrivono loro. Anche Draghi prima di essere alla BCE ha lavorato alla  Goldman Sachs, la più potente banca d’affari americana. Questo sistema delle porte girevoli per cui una volta sono ministri del tesoro. Una volta banchieri centrali e una  volta nella finanza speculativa, crea dei mostruosi conflitti di interesse quasi incestuosi e poi fa si che le regole siano scritte a loro imamgine e somiglianza”.

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Tutto questo dà origine a quel sistema che si autotutela, si autoalimenta e si autoprotegge e così tutte le perdite dei banchieri vengono spalmate sui contribuenti.  Nonostante i governi e gli economisti si arrovellino sulle misure da adottare, le aziende chiudono, la disoccupazione aumenta, i consumi crollano. È nel sistema delle banche il nodo che affossa l’economia. È lo strapotere della finanza e il  peso schiacciante del debito pubblico che crea disuguaglianze intollerabili che non diventa solo un problema etico o politico, ma un problema di sopravvivenza dell’economia di mercato.

I banchieri di oggi, hanno adottato comportamenti  perversi, agendo  in modo talmente dissennato da provocare un’autentica Pearl Harbor economica, sprofondando l’Occidente nella più grave crisi degli ultimi settant’anni. E tutto questo, contando sempre sulla certezza dell’impunità. A pagare i loro errori sono infatti i cittadini dei paesi sulle due sponde dell’Atlantico, e il prezzo è altissimo: crescenti diseguaglianze, precarietà del presente, paura del futuro. Solo nei paesi dove l’eguaglianza è garantita l’economia è più forte. ” Si chiama “resilienza”, il termine che definisce i paesi che riescono a rimbalzare più rapidamente, paesi scandinavi, Svezia, Svizzera, che hanno disuguaglianze ridotte e ciò li rende più coesi. Una maggior solidarietà nel reagire e non parliamo di sistemi socialisti, c’è il capitalismo, ma la distanza tra manager e operaio è un terzo di quella tra Marchionne e il suo operaio. È una società più serena e quindi può reagire meglio alla crisi e si investe molto di più in istruzione, educazione, scienza e ricerca”.

Inutile dire, che l’Italia dovrebbe investire maggiormente nella cultura, perchè di fatto essa racchiude  tutti quei valori che ci rendono migliori, mentre la finanza ci impoverisce, anche economicamente. Le banche giocano sul rischio fallimento degli Stati, speculano in modo che la loro profezia avvenga, perchè è chiaro, che hanno l’interesse nei loro fallimenti per fare buoni profitti. È un sistema viziato che destabilizza l’economia. E la distinzione tra banchiere e usuraio è puramente nominale.

Tutt’ora una delle ragioni fondamentali per cui l’Italia non esce dala crisi è perchè le banche non fanno credito. “È crudele perchè nel frattempo continuano a ricevere aiuti dalla BCE che non restituiscono. I banchieri si sono incamerati gli aiuti di Draghi – accusa l’autore – ma non hanno restituito nulla al paese. Hanno negato agli imprenditori veri le risorse indispensabili per produrre, esportare, assumere”.

In conclusione con le gigantesche iniezioni di liquidità da parte dei governi nelle banche a rischio di tracollo – una restaurazione dello status quo senza precedenti, abbiamo permesso ai superbanchieri di non ridistribuire quelle ricchezze di origine pubblica, e farne invece la base per il proprio ulteriore arricchimento. Un accumulo cieco, indecente e irragionevole che per la ricchezza di pochi mette a repentaglio il d

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iritto di tutti a condurre una vita dignitosa, ad avere un lavoro pagato il giusto, a poter garantire a sé e ai propri figli il diritto all’istruzione, alla sanità, a una pensione.

Il messaggio  è arrivato, forte e chiaro e il compito di interrompere questo meccanismo spetta alla politica che deve individure i bisogni veri, investire  in essi e creare lavoro che costruisca valori duraturi e perenni.

Semplice, o no?


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