aradossale che, sin dai tempi di Animal House (1978), nessuna commedia americana abbia sviluppato un intero soggetto sulla bevanda assoluta protagonista di scorribande demenziali, incredibili sbornie notturne e party selvaggi: la birra. Colma il vuoto il regista e comico di origini indiane Jay Chandrasekhar, già regista del scanzonato Hazzard (2005), tratto dall’omonimo telefilm di culto.
“Due fratelli americani oltrepassano l’oceano per recarsi alla famigerata Oktoberfest in Germania. Qui si imbattono in un’antica e storica competizione segreta a base di birra;decidono di partecipare ma vengono sonoramente battuti dalla squadra tedesca. E si sa, le sconfitte bruciano. Così, una volta rientrati in America, non gli resta che mettere su una squadra per allenarsi e chiedere la rivincita”
Gli ingredienti giusti, è il caso di dirlo vista la vicenda, ci sono tutti: lo scontro culturale (con relativi luoghi comunic) Europa-Usa; la sfida impari tra campioni e schiappe tanto cara al genere, ma soprattutto una manciata di protagonisti perfetti, personificazioni impossibili di cartoon viventi gravati da debolezze, ossessioni e schizofrenie ben oltre il parossismo.
Si ride davvero tanto di fronte al training alcoolico degli sfidanti americani, le cui pur notevoli capacità beverecce risultano limitate in confronto alla “scuola” tedesca, nei decenni formatasi attraverso litri di birra scadente e maratone disumane alla celebre Oktoberfest.
L’intento goliardico è plateale, tanto da condurre il regista a costruire un folle (deliberatamente inaccettabile) twist narrativo per giustificare il ritorno dalla morte del grasso Landfill, annegato disgraziatamente dentro un gigantesco container di birra. Eppure, accettato nella sua natura demenziale ed anarchica, Beerfest si colloca dignitosamente nel filone non direttamente collegiale delineato da titoli come Old School (2003) o dal successo Una notte da leoni (2009).
Un film che trionfa nel compito di rendere onore alla bevanda (forse) più amata del mondo, senza calcare la mano sul cattivo gusto e mantenendo indubbiamente quello che promette: far ridere, e non poco.
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