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Belinelli: “Ho realizzato il mio sogno, sono campione NBA”

Creato il 04 luglio 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Marco Belinelli, da San Giovanni in Persiceto (Bologna), è felice e orgoglioso di aver vinto il titolo NBA con i San Antonio Spurs in finale sui Miami Heat ma per sua stessa ammissione non ha ancora completamente realizzato quello che è successo. “So solo che è successa una cosa importante per me, me la mia famiglia, i miei amici, tutta l’Italia. E’ un sogno che si realizza, ho centrato il mio obiettivo“, ha detto Marco al Nike Stadium di Foro Bonaparte a Milano nell’incontro con i media dove c’eravamo anche noi di Basketcaffe.com.

La fotogallery dell’incontro di Marco Belinelli con i media da Nike

Marco Belinelli ha parlato prima delle sue sensazioni dopo il titolo vinto e poi ha parlato del suo percorso iniziato da lontano, da quando era un 16enne che guardava l’NBA in televisione e si allenava con Ginobili alla Virtus, fino all’anello 2014 vinto proprio al fianco di Manu e celebrato con un tatuaggio.

Sinceramente non sto ancora realizzando cosa sia successo. So solo che è successa una cosa importante per me, me la mia famiglia, i miei amici, tutta l’Italia. E’ un sogno che si realizza, ho centrato il mio obiettivo“.

Sono cresciuto col basket, seguo l’Nba fin da bambino quando vedevo le partite coi miei fratelli. E’ super fantastico. La mia storia? E’ strana davvero, a 16 anni mi allenavo con Ginobili e ora ho vinto il titolo Nba in squadra con lui“.

Mostra orgoglioso il tatuaggio di campione @NBA con gli @spurs @marcobelinelli nell'incontro da @Nike a Milano pic.twitter.com/FmAjRGIApP

— Basketcaffe.com (@Basketcaffe) July 3, 2014

Poi Marco ha parlato dell’arrivo a San Antonio, degli Spurs e di coach Gregg Popovich.

Sono una famiglia e non sono vecchi. Non ho mai giocato con gente così professionista, così forte e con una tale voglia vincere nonostante i titoli passati. Coach Popovich? Non solo Pop è stato importantissimo ma tutti gli allenatori a partire da Monty Williams e anche giocatori come Chris Paul a New Orleans. Di sicuro Thibodeau a Chicago è stato l’ideale per prepararmi al migliore ovvero Popovich“.

Il Beli ha insistito sul fattore delle motivazioni e sulla sua tempra con cui ha respinto critiche e malelingue.

E ora spera si possa parlare di “Effetto Belinelli”.

Sono un ragazzo umile ma spero ci sia un effetto Belinelli sui giovani. Sono un ragazzo normale che ha lavorato sodo per esaudire il proprio sogno. Dalla vittoria alla gara del tiro da tre sento molto calore, grande vicinanza e spero che come me, che sono anche fisicamente normale, molti ragazzi seguano il proprio sogno con l’umiltà e col lavoro. E’ dura perchè so bene come la strada sia lunga. Io sono migliorato col lavoro, fisicamente e mentalmente, e continuerò a farlo perchè non mi sento per nulla arrivato“.

Un effetto che da tempo di sente a San Giovanni in Persiceto, la sua città, e a Bologna.

Sono contento e onorato dei riconoscimenti avuti da Bologna e San Giovanni. Dopo la gara del tiro da tre la mia città ha devoluto in beneficenza i soldi dell’asta della mia scarpa, poi hanno aperto la bocciofila per far vedere le finali in diretta. Sono orgoglioso della loro vicinanza e spero di rappresentare San Giovanni e Bologna al meglio“.

Marco ha parlato anche di Alessandro Gentile, capitano dell’Olimpia Milano campione d’Italia, e scelto al secondo giro dagli Houston Rockets all’ultimo Draft NBA.

Ho sempre detto che Gentile è l’unico che può davvero crearsi un mondo in NBA perchè a differenza di me ha grande fisico e poi ha talento, ha carattere e ha già vinto. E’ giovane, io gli consiglio di provare subito ad andare perchè non è facile l’impatto, la vita in America, farsi accettare. Spero che Ale come me abbia il sogno dell’NBA e lo realizzi. Credo sia più facile provare a 20 anni che a 27 come ha fatto Datome. E’ dura sopportare di non giocare e di essere ai margini arrivati a quell’età“.

E della Nazionale italiana.

La chiusura di Marco è ancora dedicata alla soddisfazione per aver vinto e aver fatto prevalere questo sentimento piuttosto che sulla pura rivalsa.

Fastidio nel vedere tanto interesse verso di me? No prevale la soddisfazione per aver portato qua tutta questa gente. Ho dimostrato a tutti che sono una persona che lotta, non molla mai, ci crede e alla fine ha vinto.”


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