Le denunce sulla pedofilia all’interno dei confini ecclesiastici continuano a fare scandalo. Sono circa tre anni che, nell’opinione pubblica, a riprese, si diffonde questo argomento e la soluzione al problema sembra essere ancora lontana.
In questi giorni due associazioni di vittime di pedofilia hanno presentato un ricorso alla Corte dell’Aja, dove si accusano Papa Benedetto XVI, Tarcisio Bertone, Angelo Sodano e William Levada di crimini contro l’umanità, perché responsabili della copertura di sacerdoti implicati in abusi sui minori. Le associazioni sono la Center for Costitutional Right e SNAP – Survivors Network of those Abused by Priest.
Un dossier di 80 pagine spiegherebbe come la Chiesa di Roma abbia arginato lo scandalo senza permettere ai responsabili di essere puniti secondo la legge e, sopratutto, senza impedire loro di reiterare il reato. In sostanza, il Vaticano è colpevole di aver protetto, attraverso il diritto canonico, i pedofili. Per questi motivi Papa Benedetto XVI si trova con una richiesta di incriminazione per crimini contro l’umanità. Le casistiche citate hanno ad oggetto reati avvenuti in Congo, USA e Belgio.
A decidere sull’accoglimento o sul rifiuto del ricorso sarà Luis Moreno-Ocampo, il procuratore generale dell’Aja, il quale dovrà verificare che sussistono i presupposti per avviare un’indagine preliminare. Qualora prevalesse questa ipotesi, potrebbe addirittura tornare in discussione il criticato “Crimen sollicitationis“, un documento interno della Chiesa datato 1962, e rivisto nel 2001, che imponeva le linee guida per coprire i reati di “sollecitatio a turpia“, ovvero le avances di natura sessuale che un sacerdote avrebbe potuto compiere in sede confessionale o abusando del proprio ruolo.
Il documento, segretato così come i casi di cui si riferisce, è balzato all’onore della cronaca dopo un’inchiesta giornalistica che ne ha mostrato parte dei contenuti, in cui si evincerebbe la presenza di alcuni cavilli di diritto canonico per sottrarre i sacerdoti responsabili alla giustizia civile. Questo atto è uno di una lunga serie di azioni volte a denunciare la responsabilità del Vaticano nei confronti di queste vicende. Se mai esse saranno riconosciute come tali.
A volte, sono stati proprio gli esponenti ecclesiastici a cadere in scivoloni comunicativi che, invece di alleviare, hanno peggiorato la situazione. Diverso tempo fa, apparvero delle scritte oscene sulla casa natia di Ratzingher in Germania a Marktl. Il motivo della protesta era legato alle affermazioni del Cardinal Bertone che, pubblicamente, aveva dichiarato che il problema della pedofilia non è collegato al celibato, ma alla omosessualità. Subito si levarono le associazioni degli omosessuali che contestarono come falsità la correlazione scientifica tra omosessualità e pedofilia. In effetti nessun ramo scientifico della psicologia ne afferma l’esistenza. Qualche blog più duro aveva ipotizzato la verifica di una correlazione scientifica tra l’omosessualità e il sacerdozio. Ma si era nell’ambito di improprie provocazioni.
L’altra chiave di lettura, spesso invocata, è quella del complotto contro il Vaticano. Diversi mesi fa repubblica.it scriveva un articolo sulla storia di un orfanotrofio maltese. Così si raccontava la vicenda: “la Chiesa cattolica nell’isola è molto potente, ha i migliori avvocati, tre preti hanno confessato alle autorità locali ed uno è partito in Italia. Oltre allo sconcerto per le vicende raccontate, emerge una chiara tentazione delle autorità ecclesiastiche locali di coprire l’intera vicenda, di ostacolare le indagini e di occultare la verità.”
In altra rassegna stampa ci si concentrava solo sulla teoria del complotto in maniera ancor più diretta. “A tirare in causa forme di complottismo è Raniero Cantalamessa che, durante la Via Crucis del Venerdì Santo, paragona gli attacchi a Ratzinger a quelli subiti dagli ebrei durante il nazismo”. Immediata fu la risposta degli Ebrei tedeschi che, storia permettendo, potevano affermare di non essere mai stati accusati di “abusi sessuali su minori”.
Il Corriere.it seguiva la stessa linea di repubblica.it, con maggiore fermezza nel mettere in discussione il ruolo di Benedetto XVI. Il primo articolo accusava direttamente Ratzinger di aver aspettato nello sconsacrare un sacerdote in Arizona. Il secondo correggeva il tiro a quanto sostenuto da Raniero Cantalamessa, poichè il Vaticano non era in linea nel sostenere che le critiche al Papa siano paragonabili all’antisemitismo.
Quello della “pedofilia” è un vero pacco bomba scoppiato nelle mani dell’attuale Papa Benedetto XVI. E se continua a parlare. Il dubbio è solo uno, che Benedetto XVI fosse al corrente di molti “casi” che hanno riguardato prelati di diversi Paesi.
A intuito, è normale credere che il Papa sia al corrente del “bene” e del “male” che circola nella Chiesa, quindi anche dell’esistenza dei preti pedofili e dei loro crimini. Ciò che non è normale, sempre a intuito, è come la Chiesa abbia gestito tali “immorali” crimini. Secondo norma, il cittadino che è al corrente di un “caso” di pedofilia dovrebbe, come minimo, denunciarlo o segnalarlo alle autorità competenti. La Chiesa, a quanto pare, ha optato per altre decisioni che, purtroppo, non sembrano aver portato a risultati utili né per le vittime, né per l’immagine della Chiesa.
Però, se così fosse, le critiche che oggi colpiscono Ratzinger sono, anzi dovrebbero, essere estese anche alla figura di Giovanni Paolo II, che oggi è Beato e tra qualche tempo dovrebbe diventare Santo. Molte delle vicende si riferiscono infatti a 20, a volte anche 30, anni fa. Anche il Papa precedente non poteva non saperlo. Almeno sempre ragionando a intuito.
Se sono in diversi a chiedere le dimissioni di Ratzinger, come mai nessuno si è mai alzato per chiedere le dimissioni di Giovanni Paolo II che, al contrario, è stato osannato a “santo subito”? Forse Papa Benedetto XVI ha un coinvolgimento maggiore in queste vicende? Se si quale? Apparentemente quello dell’insabbiatore che, in termini non tecnici, è assimilabile a quello del connivente? Queste accuse sono troppo pretestuose per farle ricadere su un unico uomo, seppur Papa, almeno che non sia dimostrato il contrario nelle opportune sedi giudiziarie.
Sempre scorrendo i giornali on line si legge che, forse, Ratzinger coprì un caso in Florida, per proteggere Padre Ernesto Garcia Rubio. Il primo a voler portare il Papa in tribunale fu l’avvocato Jeff Anderson. L’accusa è sempre la stessa: la Chiesa avrebbe definito, negli anni, un vero e proprio metodo antiscandalo: trasferire il prete pedofilo senza denunciarlo alle autorità statali. Citando da Repubblica.it: “Come nella storia riemersa ieri di padre Ernesto Garcia Rubio. Era stato proprio Noaker a denunciare l’arcidiocesi di Miami otto anni fa. E ora salta fuori un documento risalente addirittura al 1968, in cui il nunzio apostolico a Washington, Luigi Raimondi, chiedeva a nome del Vaticano di “proteggere” quel prete “costretto a lasciare Cuba” per storie di pedofilia.”.
Che questa sia la prassi viene quasi sostenuto anche dalla CEI, che si dichiarò pronta a collaborare con la giustizia, abbandonando la politica dell’insabbiamento e della protezione del crimine e dei criminali a discapito delle vittime. L’unica considerazione che si può fare al riguardo è: “come mai dopo lo scandalo e non prima?”.
Tuttavia c’è sempre e solo un tarlo che nella vicenda: se tale prassi sembra quasi essere secolarizzata, come mai si attacca l’ultimo Papa e non si fa alcun cenno a quelli precedenti? C’è sempre e solo un nome dietro a queste accuse, Ratzinger, e questo può sembrare strumentale.
Addirittura, in siti di informazione o para-informazione, emerge un altro sospetto: che Ratzinger sia stato eletto Papa solo ed esclusivamente per garantire alla sua persona un’immunità, quella papale, rispetto agli scandali stessi.
La storia raccontata in alcuni portali vuole che il tribunale del Texas aveva chiamato in giudizio l’allora Cardinale Ratzinger, accusato di aver coperto le molestie sessuali contro tre ragazzi. Grazie all’intervento dell’amministrazione Bush, il Vice Ministro della Giustizia di allora sottolineò l’immunità di cui godeva Ratzinger in quanto Capo di Stato, tale è in Vaticano. Le accuse mosse a Ratzinger riguardavano il documento “Crimen Sollicitationis”, che sanciva la competenza esclusiva della stessa Congregazione su alcuni gravi delitti, secondo quanto stabilisce il Codice di Diritto Canonico, tra cui “la violazione del Sesto Comandamento (Non commettere atti impuri) da parte di un membro del clero con un minore di 18 anni”. Ammesso e non concesso che tutte queste supposizioni siano vere, l’unica considerazione da fare è che la pedofilia è un reato e non un peccato.
Secondo il Vaticano il documento “Crimen Sollicitationis” sarebbe stato decaduto, ma altri sostengono che non era così: l’avvocato Shea aveva citato una lettera del 18 maggio 2001, di cui era giunto in possesso, firmata da Ratzinger e dall’arcivescovo Tarcisio Bertone, all’epoca segretario dell’ex Sant’Uffizio, in cui si parlava del documento del 1962 “in vigore fino ad oggi”.
Distinguere tra il vero, il verosimile, il romanzato e il falso da internet è cosa complessa. Alcuni puntano il dito contro un sistema, pochi onestamente. Molti puntano il dito contro Papa Benedetti XVI. Qualcuno non ci crede. Altri sono sconcertati e increduli.
Tuttavia, qualche punto fermo c’è. Le vittime dei pedofili sono reali. I preti trasferiti pure. Benedetto XVI ha sempre parlato denunciando la pedofilia come “peccato”. L’ha sempre condannata ed ha anche denunciato apertamente il marcio della Chiesa. Prima di lui solo PIO VI, quando sosteneva che il “fumo di satana” si aggirava in Vaticano.
Di fatto, all’epoca, egli ipotizzava l’esistenza di una congiura mondiale di poteri occulti, volta a favorire l’avvento del regno di Satana mediante la distruzione dell’autentica fede in Dio, in Gesù Cristo e nella Vergine Maria, nonché per mezzo dell’indebolimento programmatico dell’autorità e credibilità del magistero ecclesiastico; e che il Concilio Vaticano II fosse stato un episodio significativo, ma non l’unico, di una tale strategia.
Chi ha ragione, o torto, è difficile a dirsi… di certo la Pedofilia è prima un reato, poi un peccato, e come tale va perseguito e punito, ma non nei tribunali divini, bensì in quelli terreni.