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Benigni a Napoli: “Corrotti a casa? No, in galera”

Creato il 11 giugno 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

A Venezia stanno costruendo una grande opera, un nuovo carcere”. È una delle battute che Roberto Benigni, ospite della ‘Repubblica delle Ideè, riserva alle inchieste sulla corruzione, in particolare riferendosi al caso Mose.

E continua: “Siamo nella grande tradizione italiana” riferendosi alla platea del teatro San Carlo, tempio della lirica: “Dopo il Nabucco di Verdi e la Norma di Bellini, continuiamo con le grandi opere. L’Expo di Greganti-Frigerio, il Mose di Galan-Orsoni”

Il comico, ospite a Napoli della ‘Repubblica delle idee’, dialoga con Eugenio Scalfari sul palco del San Carlo, tra storia, cronaca e filosofia.

Le battute sul Mose e l’Expo non mancano, ma quella di Roberto Benigni contro i corrotti è quasi un’invettiva. Prima ironizza, poi lancia l’affondo: “Renzi ha detto che i corrotti devono andare a casa, non ha usato un’altra parola. Ma devono andare in galera e restituire ciò che hanno preso. Sono stupidi, volgari e vili”.

Interviene Scalfari: “L’altro giorno hanno rappresentato i Pagliacci…”. Applausi della platea che gremisce il San Carlo. Benigni riprende: “L’inchiesta Carige è scoppiata in Liguria, poi l’Expo a Milano, il Mose a Venezia, prima c’era stata la Giunta regionale del Piemonte. Tanta malavita organizzata al Nord, stiamo attenti che non scenda al Sud. Al Sud c’è già gente che invoca la secessione contro questo pericolo”. Ma il sorriso, su questi temi, dura poco. “La giustizia rende liberi e io non auguro il carcere nemmeno al peggior malvivente – sottolinea il premio Oscar – ma la corruzione è il gradino più basso. Non sono furbi o intelligenti, perché non è così difficile ingannare il prossimo”. E poi, parlando del canto della Divina Commedia dedicato a Ulisse: “Ci sono momenti in cui decidiamo cosa essere. I corrotti, quando scelgono di prendere dei soldi, decidono per l’eternità di essere dei ladri”.

Il dialogo prosegue con Scalfari che fa notare come “Quando Napolitano dovesse lasciare il suo incarico, servirà un nuovo presidente che conosca la Costituzione, l’inno di Mameli e Machiavelli” ricordando di aver già lanciato un anno fa il nome del premio Oscar come papabile candidato

In merito al successo di Renzi alle europee, Benigni prima scherza “Ormai in Bulgaria parlano di percentuali renziane”, poi puntualizza: “Se lo è meritato”. In un’Europa “con pezzi di destra sempre più forte, sono stato così contento della vittoria che c’è stata in Italia”.

Sempre riferendosi al boom di Renzi, Scalfari invece immagina un Benigni candidato premier che possa arrivare al 70 per cento dei consensi. Insomma, Quirinale o palazzo Chigi: e l’attore risponde con un sorriso, “Come, tutti e due non si può?”.

In chiusura, la lettura del XXVI canto dell’Inferno, con una personale intrpretazione di Ulisse accostato alla figura di Berlusconi: “Ha trascorso molto tempo sulle navi. Ha avuto una storia con una ninfa che si è scoperto essere la nipote di Poseidone. Ha sette ville a Itaca e il terrore di sentire le sirene”.

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