Ieri sera ero fuori a cena con alcuni amici a godermi il primo assaggio di fresco modenese, una sensazione che non provavo da un tempo eccessivamente lungo, eterno, fatto di sudori spontanei e freddi artificiali, gli occhi perennemente sbarrati difronte allo spettro di una probabile, definitiva desertificazione del pianeta.
Le discussioni politiche che di solito teniamo sono iperboliche e sensazionalistiche, non pretendono di cambiare il mondo ma di assicurarci i giusti spunti per qualche grassa risata e nulla più. Si passa con inquietante semplicità dalle lodi sperticate al dittatore di uno sperduto Paese del centro-Africa, all'elenco delle sciagure che il termine "democrazia" ontologicamente contiene, per finire - com'è capitato ieri - a sconcertanti glorificazioni degli Inti Illimani in attesa di una polenta che tarda ad arrivare.
Inevitabilmente questi preludi di carattere politico conducono ad argomenti più sobri e consistenti, un po' come l'antipasto introduce il piatto forte. Ieri sera il piatto forte della serata è stato il blog che state leggendo.
Ed eccoci al punto.
No, perchè non vorrei che si pensasse che l'autore metta un titolo importante al suo post e poi parli di tutt'altro, magari di polente e risotti. Eccoci al punto, dicevo. Fra una dichiarazione scherzosa e l'altra, ho voluto rivelare in anteprima ai miei fortunati amici il significato del nome del blog. (Spero che si colga il tono ironico delle mie affermazioni, altrimenti avreste tutto il diritto di farmi internare).
Perchè Stanza 51, dunque?
Io sono sempre stato attratto, come la maggior parte degli uomini, dalle cose misteriose. Così, quando si è trattato di decidere quale nome dare al mio blog, ho immediatamente pensato a qualcosa che non rivelasse nulla di sé al lettore e, nello stesso tempo, stuzzicasse la sua fantasia.
Come spesso accade, queste ingegnose iniziative si rivelano un buco nell'acqua. Nessuno infatti, da quando questo blog esiste, mi ha chiesto il perchè del suo nome. Deluso e sconfitto, passo dunque a chiarirne l'origine.
Dicevo del mistero. Certamente il numero 51 rimanda all'Area 51, il sito segreto in cui gli americani sviluppano i loro progetti "top secret" lontano da occhi indiscreti (anche se ultimamente, grazie ai satelliti ed alla caduta del muro, molte cose di quell'area sono state svelate).
Sarebbe stato però troppo banale limitarsi ad un riferimento così rozzo ed adolescenziale. Ed infatti il gioco è molto più complesso di quanto appaia a prima vista.
Quando Michelangelo Antonioni commissionò ai Pink Floyd la colonna sonora di Zabriskie Point, i quattro psichedelici inglesi, pigri e forse troppo presi da certe acide e massive sperimentazioni sulle proprie persone, pensarono bene di proporre al regista brani già esistenti, non inediti, brani che incredibilmente sembravano esser stati scritti apposta per quel film.
Uno di questi era "Careful with that axe, Eugene" (Attento con quell'ascia, Eugenio), manifesto dell'era psichedelica. Il gruppo volle però - forse per dimostrare al regista un pizzico di applicazione - cambiare nome al brano. Nacque così "Come in number 51. Your time is up" (Vieni nel numero 51. Il tuo tempo è finito). Il pezzo sottolineò in modo superbo una delle più famose scene della filmografia mondiale: l'esplosione cubista - ripetuta quasi all'infinito e da angolazioni sempre diverse - della villa borghese e dei suoi simboli.
Ecco dunque svelati gli ultimi riferimenti al nome del blog: c'è l'invito ad entrare nel numero 51 (i Pink Floyd non hanno mai spiegato cosa significhi quel titolo), c'è il riferimento indiretto a fare attenzione nell'uso dell'ascia (è mia abitudine picconare con cattiveria chicchessia) e c'è soprattutto l'intenzione di far esplodere e distruggere luoghi comuni, frasi fatte ed ipocrisie varie usando gli argomenti più disparati: la letteratura, la musica, la politica e così via.
Bello, vero?
Perchè non me l'avevate mai chiesto?