Una cosa è sotto gli occhi di tutti: il Movimento5stelle ha le sorti della legislatura in mano.
Grillo, che già in campagna elettorale aveva candidamente ammesso che il movimento non era pronto per governare, oggi ha espresso un moderato entusiasmo per l’esperienza siciliana di Crocetta. Di più, Dario Fo, intervistato ad Otto e mezzo, si è detto abbastanza sicuro di un compromesso tra Bersani e Grillo, anche per isolare Berlusconi.
Gli scenari che si aprono sono due: la riproposizione a Roma dell’esperimento di Crocetta a Palermo, con i grillini ragionevolmente collaborativi; altrimenti, un bluff di Grillo, che inizialmente mostra interesse per le proposte di Bersani, per poi, al momento opportuno, far saltare il tavolo e andare alle elezioni con fondate possibilità di arrivare ad avere la maggioranza in una o in entrambe le Camere.
Per farla semplice, prevarrà la ragione di fondo del movimento stesso, vale a dire la partecipazione alla gestione della cosa pubblica, o l’istinto dell’animale politico Grillo, che oggi legittimamente può fare la bocca a un successo completo in una nuova tornata elettorale a stretto giro? Prevarranno le facce pulite e la buona educazione dei nuovi eletti o i toni violenti, anche intimidatori, che Grillo e molti attivisti usano nelle piazze e sul web? Questi toni violenti sono una geniale strategia di marketing per consolidare il senso di appartenenza o c’è, nel fondo, un reale spirito da ghigliottina?
Un accordo potrebbe garantire una svolta popolare ancor più radicale di quella che avrebbe potuto garantire un centrosinistra autonomo. C’è qualche tabù da abbattere, ma Bersani è un ottimo mediatore.
Da tutto questo non dipenderà solo il destino della nascente legislatura, ma il futuro dell’Italia. Ora è il momento dei fatti.