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Beppe Grillo e la Rivoluzione Francese

Creato il 30 marzo 2013 da Bruno Corino @CorinoBruno
Beppe Grillo e la Rivoluzione Francese

Quando il comunitario-Beppe, leader del Movimento5Stelle, paragona il suo movimento a una sorte di Rivoluzione francese senza ghigliottina, l’opinione pubblica e i partiti non lo prendono troppo sul serio. A mio parere dovrebbero invece cominciare a farlo. Grillo presenta il suo Movimento come un movimento rivoluzionario nei confronti dell’Ancien Régime, vale dire nei confronti non solo dell’intero arco costituzionale, ma soprattutto nei confronti di un modo di fare e concepire la politica. Il fatto stesso che gli eletti del popolo vogliono che siano chiamati “cittadini” può sembrare un vezzo, un’eccentricità. Ma ogni rivoluzione per penetrare a fondo nelle coscienze, cioè per essere comunemente accettata, deve cominciare con il rivoluzionare il linguaggio. La retorica dell’innovazione politica di Grillo si basa su una rigenerazione della Repubblica, che inizia con una sostituzione lessicale della politica. Ma più che il lessico, Grillo vuole rivoluzionare la retorica della politica. 

Ciò che l’M5s deve prevenire è il rischio che si possano formare fazioni o cospirazioni. Un modo per prevenire la formazione di particolari fazioni all’interno del movimento è vigilare costantemente. Perciò bisogna rendere pubblici tutti gli aspetti della politica. Dietro a queste idee c’era la fede rivoluzionaria nella possibilità e nell’auspicabilità della trasparenza. La trasparenza, scrive un grande studioso della Rivoluzione Francese, Lynn Hunt, intesa in questo senso, implica l’abolizione della distanza tra individuo e comunità. In sostanza, la comunità consiste in questa trasparenza tra eletti e cittadini. Politicamente, “trasparenza” vuole dire che non c’è bisogno di politici di mestiere e che non c’è posto per la manipolazione professionistica di sentimenti: ogni cittadino può deliberare (come utente di Internet) nella quiete della sua ragione, libero dalle influenze nefaste delle clientele e dei partiti. Come scrive Hunt,, nel 1791 Père Duchesne dava questi consigli alle prossime elezioni: «Cittadini, se non volete farvi tradire, state attenti alle apparenze. Non fidatevi di chi parla bene (…). Non fatevi accecare da belle promesse (…). Se conoscete un cittadino oscuro e senza ambizioni, dovreste scegliere lui». Un discorso che potrebbe perfettamente stare nel blog di Beppe GrilloE difatti, anche se molti italiani (e anche qualche loro elettori) stentano a credere che una come Roberta Lombardi o uno come Vito Crimi siano una sorta di Robespierre, bisogna tuttavia ammettere che sono perfettamente in linea con quanto predicava Père Duchesne. Ai Giacobini rivoluzionari, come agli eletti del M5s, piace la politica del cuore, da tenersi in luogo pubblico: tutti i rappresentanti eletti devono deliberare in pubblico, di fronte agli altri cittadini. Il "vero patriota" non può avere nulla da nascondere. I nuovi funzionari costituiscono l’avanguardia politica e culturale del passaggio al nuovo ordine sociale e politico. Ma se al nostro comico piace paragonare il suo movimento politico alla stagione rivoluzionaria francese, il paragone dev’essere portato alle estreme conseguenze, fino ad includere il periodo del Direttorio. Quando i principi originari vennero rifiutati, perché inattuabili o addirittura pericolosi, non si creò una retorica abbastanza convincente da prenderne il posto. Alla fine, il Direttorio cercò di governare senza principi. Tra qualche tempo assisteremo nel M5s alla nascita di un Direttorio che avrà il compito di vigilare sui “cittadini” eletti dalla comunità. Questo Direttorio finirà con l’annacquare i principi rivoluzionari. Anche la retorica del M5s sarà alla fine sconfitta dalle sue contraddizioni intrinseche: 1) è un movimento politico, eppure rifiuta di sancire l’azione politica partitica per timore di compromettersi con l’ancien régime, insomma per paura di inciuci; il movimento deve conservarsi puro sino all’eliminazione dell’ancien regime. Ecco la prima condizione inattuabile.2) vuole rappresentare la comunità nuova, ma spinge verso l’annientamento della rappresentanza in nome della trasparenza tra i cittadini; 3) tutti i fallimenti prossimi del M5s saranno attribuiti, secondo la logica della cospirazione, ai traditori, a coloro che non hanno creduto sino in fondo alla retorica della rivoluzione, o a coloro che hanno ceduto alle sirene dell’Ancien Régime.

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