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Beppe Grillo e le nanoparticelle

Creato il 26 luglio 2012 da Tnepd

Beppe Grillo e le nanoparticelle

Beppe Grillo e le nanoparticelle

Fra le tante battaglie combattute strenuamente dal Beppone nazionale c’è anche quella lanciata contro le misteriose nanoparticelle che, a dire suo e dei suoi pseudo esperti, si nasconderebbero in ben determinati alimenti preconfezionati, diligentemente riportati in quella che appare come una vera e propria lista di proscrizione.

Il tema, affrontato dapprima nel post intitolato Ferramenta ambulanti (screenshot) fu successivamente ripreso da Grillo in Sassi a colazione (screenshot), per rispondere a un articolo (di cui purtroppo non conosciamo il contenuto) pubblicato dall’Unione Nazionale dei Consumatori.

Bene, direte voi, bene, diciamo noi: finalmente qualcuno si preoccupa di verificare la salubrità degli alimenti che compriamo, di ciò che facciamo mangiare ai nostri figli.
Era ora!

Ma andiamo per ordine: innanzitutto, cosa sarebbero queste micro/nano particelle?
Ce lo spiega accuratamente Beppe Grillo:

Ciò di cui stiamo parlando non sono ioni (atomi) che entrano nella composizione di sostanze naturali e che, non raramente, sono indispensabili per la nutrizione; ciò di cui parliamo sono particelle, minuscoli sassolini, che vengono involontariamente immessi come inquinanti nei cibi.
Le fonti di questi materiali estranei sono tantissime. Tra i tanti esempi che si possono fare, c’è quello del Ferro-Cromo-Nichel nei cibi.
I sistemi di macinazione sono spesso costituiti da acciaio (Ferro-Cromo-Nichel, appunto) e questo materiale si usura, perdendo scorie che entrano nel macinato. Queste scorie sono proprio le particelle che non dovrebbero esserci e che, una volta ingerite, entrano nel circolo sanguigno per essere rapidamente sequestrate da vari organi (reni, fegato, ecc.), dove restano in eterno perché non sono biodegradabili.

Insomma, secondo Grillo queste nanoparticelle proverrebbero dai macchinari usati per la produzione e la macinazione dei prodotti industriali.

Eravate lì pronti a sgranocchiarvi quei biscottini segnati sulla lista, eh?
O magari a preparare un ricco ragù con la vaschetta di carne macinata preconfezionata?

Prima di farlo, avete controllato il macchinario che hanno usato per tritarlo? Nooo?
Male!
Allora buttate tutto quel cibo inquinato e tirate fuori il vostro bravo tritacarne casereccio!

Un momento…  il vostro tritacarne non sarà mica in acciaio, vero?
E le lame? Saranno mica di metallo? Quale metallo?

Ahi ahi ahi, Grillo ha delle gran brutte notizie per voi: il vostro tritacarne è un’insidiosa minaccia per la salute pubblica, un pericoloso demone che vi ha ingannato per tanti anni approfittando della vostra buona fede!
Insieme alla carne, quel diabolico aggeggio ha tritato e triturato anche quelle odiose nanoparticelle di “Ferro-Cromo-Nichel”!
Da oggi in poi,  dovete triturare tutto a mano, con un bel coltello e tanto, tanto olio di gomito…

Fermi tutti! Quale coltello state prendendo?
Non stavate mica pensando di utilizzarne uno tradizionale, in acciaio?
Ma allora siete dei criminali!
Niente coltelli in acciaio! Anzi, meglio ancora: niente coltelli in metallo!
Rubate piuttosto la dentiera al nonno e usate quella per tritare la carne!

E poi… vi rendete conto che anche le padelle d’acciaio che utilizzate abitualmente rilasciano nanoparticelle?

Avete mai fatto caso al cibo che si attacca sul fondo al punto da costringervi a rimuoverlo usando la spugnetta abrasiva? Immaginate che valzer di nanoparticelle pronte a invadere il vostro corpo!

Non dovreste nemmeno avvicinarvi di striscio a quelle padelle, chiamate la Protezione Civile e fatele portare via da una squadra di decontaminazione!

Da oggi dovete bandire tutto quel pentolame dalle vostre cucine, altro che acciaio inox 18/10!

Anzi, meglio che non cuciniate affatto: sbranate l’animale quand’è ancora vivo e mangiatelo crudo. E fate così anche per tutto il resto: verdura, legumi…

Per caso, state pensando di lavare un po’ di carote e finocchi e mangiarli crudi, per tenere lontane quelle stramaledette nanoparticelle?

Siete pazzi!
Non avete pensato alla rubinetteria e alle tubazioni!
Avevate forse dimenticato quante nanoparticelle rilasciano i vostri rubinetti?
Via l’acqua, dunque! Sigillate lavandini, doccia e rubinetti.
Da questo momento, aspettate che piova e approfittatene per bere un po’ d’acqua con la bocca aperta e per lavarvi sotto la pioggia.
Con le nanoparticelle, infatti, non si scherza. Parola di Grillo:

Il problema è che sono dei corpi estranei e l’organismo li vede come tali, facendo partire una reazione infiammatoria (granulomatosi) che si cronicizza e può diventare cancro o restare, comunque, un’infiammazione che è pur sempre una malattia.
Dunque, un conto è mangiare una bistecca che contiene Ferro organico perché presente naturalmente nel sangue dell’animale del cui muscolo ci stiamo nutrendo e un conto è mangiarsi delle palline piccole piccole di Ferro. Da notare che più queste particelle sono minuscole, più sono aggressive, potendo addirittura penetrare all’interno dei nuclei delle cellule quando la loro dimensione è al di sotto di una certa soglia.

Ecco, vedete cosa succede? Quelle palline piccole piccole si accumulano, si accumulano… e diventano delle palle grandi grandi grandi… delle vere balle!

Tra i metalli elencati, comunque, ce ne sono diversi che non entrano in nessuna combinazione biologica utile (Titanio, Bario, ecc.) e sono chimicamente tossici.

Perbacco! Come cavolo avete potuto dimenticare che anche il titanio è tossico?!
Chi glielo dice, ora, ai medici e a tutti i portatori di protesi in titanio, che quel metallo non è affatto un materiale inerte ma è tossico e pertanto devono sbarazzarsene subito?!

Ma ora veniamo alla lista di proscrizione e al metodo utilizzato per stilarla.
Grillo, nel secondo articolo di cui abbiamo accennato all’inizio, specifica che le analisi sono state effettuate da un prestigioso e autorevole istituto, senza tuttavia specificare di quale istituto si tratti:

Vi comunico che la fonte delle mie informazioni proviene dall’istituto di ricerca più apprezzato del mondo sulla ricerca delle nanopatologie i cui direttori sono a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento. Per collegarvi con loro, che per ora vogliono rimanere anonimi, mettetevi in contatto con me.

Accidenti, sembra l’invito di uno di quei medium che si dicono capaci di mettervi in contatto con gli spiriti dei defunti.

Quale sarà mai questo “istituto di ricerca più apprezzato del mondo sulla ricerca delle nanopatologie”?
Ci viene in aiuto l’illuminante intervista di Paolo Attivissimo a Stefano Montanari (l’unico collegato a Grillo e alle microparticelle) che fa luce sulla questione:

[...] Noi abbiamo preso, nell’ambito della ricerca molto più grossa che stiamo facendo sulla patogenicità delle micro e nanoparticelle inorganiche, cioè sulla capacità di polveri minerali, diciamo così, inorganiche, di indurre delle malattie, abbiamo preso dei cibi e li abbiamo esaminati. Come abbiamo fatto a prendere questi cibi? Siamo andati semplicemente nei vari supermercati o nei negozi, eccetera, abbiamo comperato una confezione di prodotto, una, l’abbiamo esaminata con un metodo che abbiamo messo a punto noi, di microscopia elettronica, molto particolare, l’abbiamo messo a punto nell’ambito di un progetto europeo che è terminato nel 2005, si chiama Nanopathology questo progetto europeo, e abbiamo esaminato in questa maniera diverse centinaia di prodotti.

Però attenzione, questo è fondamentale: di ogni prodotto noi abbiamo esaminato un pezzo, uno, non di più, cioè non abbiamo preso un lotto, due lotti, tre lotti, dieci lotti, come si dovrebbe fare se si fa un controllo normale, di legge, eccetera e si va a vedere che cosa c’è in tutti questi prodotti. Noi abbiamo preso una scatola di quel tipo di biscotti, una scatola di quel… un barattolo di quell’omogeneizzato, eccetera, e abbiamo esaminato. E abbiamo visto che in gran parte di questi prodotti, non tutti certamente, ci sono queste polveri che noi cerchiamo. [...]

Riassumendo, quindi, Montanari e colleghi hanno seguito questi passaggi:
1) Hanno acquistato una sola confezione per tipo di prodotto alimentare di diverse marche;
2) Hanno analizzato il contenuto della confezione secondo un metodo non meglio specificato che hanno messo a punto loro, non a norma di legge;
3) Hanno comunicato questi risultati non verificabili come certi producendo presumibilmente danni alle aziende coinvolte e creando un ingiustificato allarmismo.

Esattamente il contrario di quello che ci si aspetterebbe da una seria e rigorosa ricerca scientifica.

L’ulteriore riprova dell’inattendibilità di questo modo di procedere la fornisce lo stesso Montanari.
Nell’intervista infatti spiegava:

Prendete per esempio un farinaceo, qualche cosa fatto con della farina. Le polveri che vengono dall’inquinamento dell’ambiente cadono sul grano; io macino il grano; queste polveri mi finiscono nella farina. Quindi il mio biscotto, il mio pane, il mio grissino, quello che è, avrà, conterrà queste polveri inorganiche che per il nostro organismo sono dannose.

Poi c’è un altro tipo di inquinamento, ed è quello industriale: io, per esempio, macino la farina e le macine, questo lo sanno tutti i mugnai, si consumano, dove va ciò che si consuma, dove va il metallo della macina? Forzatamente nella farina. E se va nella farina, io me la ritrovo questa roba nella… nel mio grissino, nel mio biscotto, eccetera.

Ora guardate bene lo screenshot qui sotto:

Beppe Grillo e le nanoparticelle

Sono le analisi delle farine della Nanodiagnostics di Montanari e come potete notare non ce n’è una “contaminata”. Anche tutti i prodotti della categoria “vari” risultano “puliti”.

Ma non s’era detto che queste benedette particelle infestano l’ambiente che contamina i raccolti (di qualsiasi marca, fra l’altro, visto che l’aria e la materia prima sono le stesse per tutti), e quindi gli animali e di conseguenza l’uomo? E le macine usurate non dovevano forse riempire di residui le farine che a loro volta finivano nel “grissino”? Non è certo ragionevole pensare che alcune ditte continuino a sostituire le attrezzature mentre altre no.
Non dovrebbero essere “eterne” quelle malefiche particelle, come aveva scritto Grillo?
E allora dove diavolo sono quelle dannate nano/micro palle?

A proposito, siamo noi che pensiamo male, o c’è un particolare accanimento nell’analizzare i prodotti della Barilla?
E se date un’occhiata nelle altre categorie noterete anche che non c’è alcuna traccia dell’analisi all’hamburger McDonald’s riportato nella lista di proscrizione, mentre altri prodotti sono stati omessi.

Ora, ce n’è abbastanza per concludere che l’istituto di ricerca “più apprezzato al mondo” sia proprio quello che abbiamo citato, la cui rigorosità scientifica è a dir poco dubbia.

Ma non è questo il punto.
La storia delle nanoparticelle è tutta da ridere (ma in fondo, Grillo è un comico…): il nostro intero ambiente è inquinato da nanoparticelle di ogni genere, e peraltro l’uomo ha sempre trafficato con i metalli sin dalla preistoria, non è certo un problema della marca X o del prodotto Y.
Invece, certe campagne – sostenute con discutibili e inattendibili analisi di misteriosi istituti scientifici innominati – sembrano fatte apposta per creare danni commerciali a certe aziende anziché ad altre, e a diffondere allarmismi ingiustificati.  

Perfino la natura è pericolosa, senza che l’uomo ci metta del suo: sapevate che con ogni respiro inalate ben 10 spore di funghi diversi e potenzialmente pericolosi?

Che facciamo allora, Grillo, smettiamo di respirare? Ci attacchiamo a una bombola (rigorosamente eco-bio)?

Beppe Grillo e le nanoparticelle

Altro che nanoparticelle, questa è l’ennesima balla (non nano, non micro, ma proprio gigantesca) sparata dal Beppone…


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