Beppe Grillo avrà oltre il 30% nel prossimo Parlamento. È senza Statuto. Franco Battiato è stato un veggente con la canzone POVERA ITALIA che coniuga lo stato d’animo degli italiani. Invitiamo Beppe Grillo a fare della canzone il suo INNO/STATUTO.
Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene. (1)
In questa canzone colpisce in primo luogo lo sguardo di Battiato. Sembra che, dalle distanze siderali del suo percorso di maturazione e meditazione, testimoniato da altissimi risultati come “L’ombra della luce” o “Un oceano di silenzio”, getti all’improvviso, quasi per caso, uno sguardo al suo paese, al suo stato, ed esprima il suo orrore, con parole nette, del tutto inusuali in una canzone, per la distanza di quello che vede dal suo concetto di governo.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore…
ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore? (2)
Il concetto di governo di Battiato vede i governanti come totalmente investiti dal senso del dovere, un coinvolgimento che si traduce in una naturale funzione di guida, mentre i governati hanno il dovere di controllare e giudicare chi ha assunto la funzione di guida.
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Un timore, e assieme una piccola speranza.
Ma come scusare le iene negli stadi (3) e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.