Per Papa Bergoglio la fede è un fondamento inalienabile di un popolo e di una tradizione. Nessuno, dunque, potrà mai insultarla o minacciarla nella sua sostanza e nelle sue espressioni umane. Francesco si domanda anche come sia possibile “uccidere in nome di Dio”, e allo stesso tempo si chiede come si possa “insultare la fede altrui”. Queste sono le parole che Bergoglio ha pronunciato oggi durante il volo che lo porterà nelle Filippine. Parole riferite da Radio Vaticana.
Il rispetto della fede e l’assoluta aberrazione contenuta nell’uccidere in nome di Dio vogliono condannare l’azione terroristica commessa di recente a Parigi contro Charlie Hebdo. La fede è sacra per ogni uomo, e pertanto “non si può prendere in giro la fede“. Bergoglio parla allora dell’esistenza di un limite, il quale è da ravvisare nella dignità di ogni religione. La fede non può essere schernita o minacciata, e la libertà di espressione non può ridicolizzarla. Nel concetto di libertà d’espressione, Francesco ha voluto evidenziare la coesistenza di diritto e dovere. Così come dovrebbe essere diritto di ogni uomo esprimere se stesso, allo stesso modo una simile libertà non può rinunciare all’esigenza di un limite invalicabile.
Tornando sul caso tragico di Parigi, Papa Bergoglio ha sottolineato l’assoluta illegittimità del gesto compiuto dai terroristi islamici. Se da un lato è inopportuno offendere la religione, dall’altro è improprio reagire all’offesa con la violenza. In questa dialettica tesa, dunque, il vero baricentro è rappresentato dal rispetto reciproco, che – tuttavia – spesso s’è dimostrato difficile nel dialogo interculturale e interreligioso. “Quando allora si giunge alla violenza“, ha spiegato Bergoglio, “ci si trova dinanzi a una situazione di drammatico squilibrio umano“. All’indomani dell’attentato di Parigi, il pontefice aveva dichiarato: “Ogni forma di violenza, fisica e morale, che distrugge la vita umana, viola la dignità delle persone, mina radicalmente il bene fondamentale della convivenza pacifica fra le persone e il popoli, nonostante le differenze di nazionalità, di religione e di cultura“.
La violenza si afferma, allora, come la recisione di un dialogo, e ben al di là dei principi fondamentali dell’ecumenismo, è la dimostrazione concreta di come gli altri non siano più interpretati “al pari di fratelli e di sorelle, bensì di nemici da combattere”. L’espressione della fede religiosa, così come di una qualsiasi libertà di pensiero, vuol essere allora l’occasione per scongiurare agli uomini il “baratro della schiavitù”. Bergoglio, da quanto ha riferito Radio Vaticana, ha rivelato di “temere per l’incolumità della gente”, proprio per quella folla di fedeli che affollano le sue udienze. “Alla violenza non si può rispondere con altra violenza. La mitezza è la soluzione al dolore“.
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