Potrà sembrare strano ai più, ma anche la Chiesa ha le sue “malattie“. E’ quanto ha voluto far sapere Papa Francesco alla Curia romana, poco prima di questo Natale che vede il mondo piegato da una crisi materiale e morale quasi senza precedenti reali. Un esame di coscienza per tutti i collaboratori della Santa Sede, che parrebbero “malati” di queste pericolose “malattie” secondo Bergoglio. Quindici mali che svelerebbero in sé la natura umana.
E come curarsene, allora? Papa Francesco parla di un perdono da domandare a Dio, quel Dio “che nasce nella povertà della grotta di Betlemme per insegnarci la potenza dell’umiltà”. La semplicità della gente comune vuol essere dunque, secondo Bergoglio, il simbolo di questo perdono che lava dal peccato. Tentazioni che si profilano come un pericolo reale per ogni cristiano, consacrato o laico che sia. Ma Papa Francesco va ben oltre nel discorso di oggi. Ammette che proprio in quel luogo, dove ormai vive da ventuno mesi, questi peccati avrebbero gettato le proprie radici. “Sarebbe meraviglioso” ha detto, “pensare alla Chiesa di Roma come a un piccolo modello di chiesa, cioè come a un corpo che cerca con serietà e ogni giorno di essere più vivo, nonché più sano e armonioso con Cristo”.
Bergoglio s’è così detto perplesso per quanto accade in Vaticano, proprio là dove la lezione di Cristo dovrebbe vivere nel più elevato splendore. Parla allora di quanti “si sentono immortali e indispensabili“, e rinunciando ad essere servi di Dio si fingono padroni. E’ la “malattia” che deriva dalla sete inesauribile di potere, dal narcisismo e dall’egoismo di massa. Ed è così la volta degli “operosi all’eccesso“, e cioè di coloro che rigettano il riposo, vivendo poi con agitazione la quotidianità e il mestiere di ogni giorno. Il Pontefice parla ancora dell'”impietrimento mentale e spirituale“, ed è la “malattia” di quegli uomini che hanno progressivamente smesso di essere tali per vestire i panni delle macchine prive di sentimento e di interiorità. Quasi lasciando trasparire una certa ironia, Papa Bergoglio ha parlato di “Alzheimer spirituale“, e nel far ciò ha fatto riferimento a quanti hanno dimenticato la bellezza dell’incontro col Signore e hanno ceduto alle passioni mondane, spesso rifugiandosi in un immaginario ben poco cristiano. Un “Alzheimer dello spirito” che fa da ariete a un’autentica “schizofrenia esistenziale” per il Papa argentino: un trampolino di lancio per chi vive una “doppia vita” ed è preda dell’esibizionismo, dei pettegolezzi mondani, del carrierismo sfrenato e dell‘opportunismo che allontana dalla visione originaria di Cristo.
Bergoglio spiega allora l’esigenza di sconfiggere l’indifferenza verso gli altri, per aprire il cuore al mondo. “Il calore dei rapporti umani non dovrà spegnersi”. Gli uomini sono da sempre il centro del progetto di Dio, e gli uomini – ora – non possono calpestare se stessi. Via dunque dalla sete di potere e di denaro. Via dai movimenti settari e dai profitti che allontanano dalla Verità. Bergoglio parla della necessità della trasparenza, e conclude raccontando di aver letto come i sacerdoti siano del tutto simili agli aerei. Quegli aerei che fanno notizia soltanto all’indomani che cadono. Eppure per il Papa ve ne sarebbero molti che non volano affatto. La Chiesa è dunque chiamata a una rivoluzione di “stile” e di “spirito”, a una nuova luce da diffondere nel mondo.