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Berlusconi?

Creato il 10 gennaio 2011 da David Incamicia @FuoriOndaBlog

Berlusconi? Solo il più italiano fra gli italiani.
di David Incamicia
Mentre un po' tutti continuiamo a chiederci quando scoccherà la fatidica "ora X", quella della fine tante volte annunciata (e, ahinoi, sempe smentita) del nostro Presidente del Consiglio, in giro per l'Europa la domanda ricorrente è un'altra: qual è il segreto della longevità politica di Berlusconi? Come mai, in sostanza, nonostante tutto quel che si dice (e spesso si dimostra) sul suo conto, lui riesce ancora a vantare numerosissimi e devotissimi sostenitori? Allora, forse, per provare a dare una risposta, bisogna sospettare che il problema non sia la presenza pubblica di Silvio Berlusconi bensì ciò che la legittima. Vale a dire gli italiani intesi come popolo, come corpo sociale. Perchè questi dovranno pur vederci qualcosa di buono, rassicurante e familiare in quell'uomo tanto discusso per amarlo e venerarlo sfiorando quasi il grottesco.
L'ultima indagine sociologica e psicologica su questo fenomeno di esasperata simbiosi (e di reciproca dipendenza) fra il Premier italiano e i suoi fans è contenuta in un libro della giornalista svedese Kristina Kappelin, "Berlusconi. L'italiano", la cui lettura lascia sbalorditi. "Come si possa permettere a Berlusconi di continuare a guidare l'Italia rimane un mistero", questo è il fil rouge del saggio uscito a fine 2010. Il tempo pare sempre in scadenza per Silvio Berlusconi, le cose stanno così da quando è entrato in politica diciassette anni fa. Ogni nuova indiscrezione, ogni scandalo e accusa sembravano preannunciare puntualmente la sua caduta ormai prossima. Stavolta però gli indizi di una sua imminente capitolazione sono davvero tanti. Dopo tutto ha quasi 80 anni, il largo sorriso si è indurito per tutti i lifting facciali e persino colleghi un tempo fedeli gli fanno crollare la terra sotto i piedi, in fremente attesa di spartirsi la sostanziosa eredità politica.
Alla fine si è dovuto per forza capire perché il potente magnate dei media sia riuscito a vincere le elezioni del 1994 con quel suo strampalato (atipico) partito, Forza Italia. Dopo la fine della guerra fredda, il paese era in caduta libera: l’intero sistema partitico giaceva in macerie e la classe politica era stata quasi totalmente eliminata. Una situazione che ricordava quella della Germania durante la Repubblica di Weimar, e proprio come in quel caso era arrivato qualcosa di completamente nuovo, un uomo energico e promettente. In forza del sinistro caos di quel tempo riuscì col suo populismo nel miracolo di rendere la politica intrattenimento e l’intrattenimento politica.
Ma qualche anno dopo, negli anni 2000, non possono essere stati molti gli italiani che non si sono accorti che il salvatore era un ciarlatano: sospetti di corruzione e legami con la mafia, oltre ad una spregiativa visione della donna. Berlusconi è la personificazione dello stereotipo maschilista italiano. La sua cultura dell'harem e del sessismo in televisione ha plasmato un'intera generazione al punto che oggi fare la "velina" è una delle opzioni più citate dalle ragazze italiane come possibile carriera futura. Insomma, un narcisista che usava la politica per scrivere leggi ad uso personale e che dal resto del mondo era considerato un pagliaccio. Eppure è stato rieletto, e non una volta sola ma due. I suoi ammiratori, molti dei quali, è inquietante saperlo, sono giovani e donne, nutrono per questo politico un fervore che in Italia non si vedeva dai tempi di Mussolini. Com'è possibile?
Kristina Kappelin dovrebbe saperlo, vivendo in Italia da molti anni ed essendo una corrispondente esperta che ha seguito da vicino gli intricati eventi politici del Paese. Nel suo libro tratteggia un dettagliato ritratto di Silvio Berlusconi, "uno dei politici più strani e bizzarri del nostro tempo", sullo sfondo del panorama mentale in cui questi si è fatto strada. Si rimane a bocca aperta praticamente ad ogni pagina, nonostante la trama in sé non racconti molto più di quanto il mondo non sappia già di Berlusconi. Del resto, gran parte di questo reality durato due decenni si è svolto a scena aperta. Il libro gira principalmente intorno alla star e si occupa del suo carisma, di politica e di affari sospetti, mentre una parte dell'analisi riguarda, come al solito, l'indole e lo stile degli italiani, l'autorappresentazione nazionale. Ad esempio il fatto che in Italia il livello di istruzione sia sorprendentemente basso mentre l'élite, a differenza di larghi strati della sofferente popolazione, vive una vita tutelata e al di sopra della dura quotidianità. Tuttavia, anche se la diffidenza verso chi sta in alto è incrollabile, se comunque non si può cambiare nulla tanto vale votare l'unico che parla con la gente ed offre una tivù più divertente.
Una parola interessante che ricorre nel libro è "antipolitica", usata da Berlusconi per sfruttare quella specie di sollievo presente negli elettori italiani ogni volta che qualcuno rompe la ritualità politica sconsolatamente bloccata e maniacale dai tempi del fascismo. Un senso di liberazione, che emerge quando qualcuno non segue le regole e in virtù di questo sembra riuscire ad ottenere qualcosa. L'Italia è oltretutto un paese diviso, nel quale in pratica l'unico quadro di riferimento comune, anche linguisticamente, è la televisione. Ovvero l'habitat naturale di Berlusconi che, curiosamente, rimane uno dei pochi simboli nazionali distinguibili. In ogni caso, dal libro si apprende abbastanza per rendersi conto che c'è probabilmente molto di più da capire di quanto di solito si sospetta ascoltando i rapporti intorno al Circo Berlusconi.
Sullo sfondo rimane comunque l'ennesimo conto alla rovescia e dopo il fallimento (numerico) del tentativo di spallata dell'ex sodale Gianfranco Fini oggi l'attenzione è spostata sull'unico alleato rimasto a Silvio Berlusconi: la Lega di Umberto Bossi. Non sono pochi gli osservatori che prevedono che a staccare la spina al governo, prima o poi, sarà proprio il partito del Nord, anche se probabilmente sarebbe stato meglio se Berlusconi avesse perso il voto parlamentare di fiducia dello scorso 14 dicembre risparmiando agli italiani il prolungamento dell'agonia. A sinistra, del resto, l'opposizione italiana viene vista come un'accozzaglia smarrita e divisa tanto da far ritenere a molti italiani, in fondo, che al berlusconismo non vi siano alternative. Anche se il multimilionario prestato alla politica ha sempre disatteso le grandi promesse di riforme economiche.
Il decennio che si è appena concluso sarà ricordato, politicamente, come il decennio di Berlusconi (che ha governato per otto anni su dieci), durante il quale la crescita è rimasta ben al di sotto della media europea e le sofferenze sociali sono di fatto aumentate. Berlusconi è stato troppo occupato a difendere il proprio impero mediatico, dando la priorità a una legislazione che lo tenesse lontano dalle aule di Tribunale, sempre immerso in scandali sessuali. Epperò nuove elezioni potrebbero fornire un parlamento ancora più disgregato di quello attuale e peggiorare la situazione finanziaria del Paese. Senza tralasciare il fatto che proprio la Lega Nord ha buone prospettive di successo, mentre appare impossibile riunire l'opposizione intorno ad un unico programma. Dunque, seppur la cosa migliore per l'Italia sarebbe un'alternativa moderata senza Berlusconi, forse è il caso di rassegnarsi alla sua permanenza a Palazzo Chigi ancora per un po' e ad un crepuscolo inevitabilmente teso e imbarbarito. Salvo colpi di scena...


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